Nell’assemblea degli azionisti di Nissan tenutasi a Yokohama, il presidente di Renault Jean-Dominique Senard è intervenuto e ha sottolineato che l’accordo del gruppo francese con Fca sarebbe stato – e quindi sarebbe – nell’interesse dell’intera alleanza e porterebbe vantaggi anche alla casa giapponese. “La riprova – ha aggiunto – è che alla notizia dell’interruzione dei colloqui, chi ha brindato? Tutti i nostri concorrenti, perché sapevano che l’alleanza ne sarebbe uscita rafforzata. Si tratta di una opportunità perduta”.



Senard conferma quindi il dispiacere che traspariva già dal comunicato che Renault aveva trasmesso dopo lo stop del negoziato: “Il Gruppo Renault esprime la sua delusione per non avere l’opportunità di continuare a perseguire la proposta di Fiat Chrysler Automobiles. Apprezziamo l’approccio costruttivo di Nissan e desideriamo ringraziare Fca e il Consiglio di amministrazione della Renault per la sua costante fiducia”.



Che, effettivamente, si tratti di un’opportunità perduta, a questo punto lo vedremo. Evidentemente, se Senard si può permettere queste dichiarazioni all’assemblea di Nissan, è perché con i giapponesi il discorso è in evoluzione. Il problema resta di natura politica. Del resto, lo stesso film lo si è visto nei casi Fincantieri-Stx e Luxottica-Essilor: i francesi non ci amano e tutte le volte che si creano situazioni di questo genere vi sono criticità di natura nazionalistica. In questo senso va visto il gioco al rilancio del ministro Le Maire.

La sensazione che la partita non sia chiusa poggia anche sulla bontà dell’operazione industriale e sul colosso che ne può nascere: L’eventuale fusione tra Fca e Renault potrebbe portare alla nascita di un gruppo da 8,7 milioni di auto vendute, il terzo al mondo dietro a Volkswagen e Toyota. Inoltre, se si profilasse una possibile integrazione anche con gli alleati asiatici di Renault (Nissan e Mitsubishi) – che è ciò che Fca vuole fortemente – nascerebbe il leader mondiale da 17 milioni di auto vendute. Se quest’intesa diventasse realtà, per l’Italia vi sono grandi opportunità. Naturalmente è difficile fare valutazioni e stime precise, ma, considerando che il fattore sovrapposizione è più che altro limitato alle utilitarie (che Fca sta producendo sempre meno), ciò ci dice quanto l’alleanza tra i due colossi possa fare da volano per entrambi verso i due mondi: America, dove Fca è di casa, e Asia, dove prima Fiat e poi Fca hanno sempre cercato di sfondare senza successo.



In sintesi: si tratta di un affaire che può risultare conveniente per tutti. L’Eliseo, alla fine, potrebbe prenderne atto.

Twitter: @sabella_thinkin