Dopo la notizia, Fca e Renault salgono in Borsa. Urrà, gli investitori ci credono e comprano. Cosa? Beh, comprano quel che ha detto John Elkann: “Con Renault creeremo il terzo più grande produttore di automobili al mondo. E con i partner giapponesi, Nissan e Mitsubishi, il più grande. In base all’esperienza avuta siamo molto incoraggiati da quello che si potrà fare insieme, è la ragione della nostra proposta”.
L’auspicio di Elkann è che si ripetano “gli ultimi 10 anni che abbiamo vissuto, che hanno fatto di Fca uno dei più grandi operatori auto al mondo”. Il numero uno del gruppo ha ricordato che “l’automobile è in fortissimo mutamento, gli anni che abbiamo davanti sono anni con tantissimi sfide e noi queste sfide le prendiamo perché siamo convinti che ci sono tante opportunità”.
Già, fortissimo mutamento nei sistemi di automazione dei processi, nei modi di guida autonoma, nei sistemi di alimentazione. Dunque fare gruppo per fare massa critica, economie di scala anche migliorare la produttività e la competitività va benissimo. Bene, bravi 7+; non 8 però.
Sì, meno bene se il settore auto, nel mondo, deve fare i conti con una sovraccapacità superiore al 30%. Lo disse, prima di lasciare questo mondo, il compianto Sergio Marchionne. Con modestia lo confermo se il reddito, erogato a chi lavora, risulta insufficiente ad acquistare quanto quello stesso lavoro abbia prodotto.
Orbene, ce la farà l’affare che si sta mettendo in piedi ad aumentare quella produttività, tanto quanto occorre, per sanare in busta paga l’ampio gap del potere acquistare quel sovrappiù? Se così non dovesse essere, le auto invendute non genereranno ricchezza; ruggine sì, che nessuna mirabil vernice riuscirà a coprire.
Esimi investitor di Borsa, occhio alla penna!