I dubbi sulla possibile presenza del coronavirus nel liquido seminale hanno creato una situazione di incertezza anche per quanto riguarda il processo di crioconservazione e di fecondazione assistita. I dati epidemiologici avevano spinto i ricercatori a ipotizzare un possibile coinvolgimento testicolare nell’infezione Covid-19. Dati preliminari confermavano un possibile danno testicolare legato all’infezione. Da qui il dibattito nella comunità scientifica andrologica internazionale riguardo un eventuale passaggio del virus nel liquido seminale. Il problema però non riguarda solo la trasmissibilità del virus, ma anche la riproduzione e crioconservazione del liquido seminale. La Società italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) ha quindi istituito un gruppo di studio per chiarire il tema. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati sul Journal of Endocrinological Investigation. Anche se un articolo su Jama Network Open ha riportato la presenza del virus nel liquido seminale in alcuni pazienti Covid in Cina, gli scienziati italiani ritengono che non sia del tutto attendibile.



FECONDAZIONE ASSISTITA E COVID-19, SIAMS ESCLUDE PROBLEMI

Secondo la Società italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), ciò potrebbe accadere nei casi più gravi. E questo potrebbe aver influenzato il risultato, perché una forma più severa della malattia potrebbe indicare una più alta carica virale nel sangue e una più alta possibilità di raggiungere altri organi e fluidi biologici, incluso il seme. Ma la raccolta del liquido seminale avviene per masturbazione, «che non può certo essere considerata una procedura sterile». Per questo potrebbero esserci stati falsi positivi. Ma non è l’unico limite: la metodologia non è stata specificata. «Fino a che i colleghi cinesi non avranno esaurientemente risposto alle domande, l’analisi approfondita della letteratura esclude la possibilità concreta di una localizzazione virale nel liquido seminale e quindi di problemi correlati ad una trasmissibilità o contaminazione durante il processo di crioconservazione e di fecondazione assistita», scrivono Giovanni Corona, presidente Siams, e i professori Elisabetta Baldi e Francesco Lombardo. Servono, quindi, ulteriori e più ampi studi, anche in pazienti guariti, per escludere danni sulla fertilità e sulla produzione ormonale.



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