Mercoledì 12 febbraio è uscito il dato sull’inflazione negli Stati Uniti, atteso dagli investitori per capire se il rialzo degli ultimi mesi, dovuto all’effetto base di calcolo, fosse finalmente terminato.
La discesa attesa però non c’è stata: l’inflazione annuale è rimasta al 3%, mentre su base mensile è incrementata dello 0,5%, un aumento che non si verificava da agosto 2023.
Al netto delle componenti più volatili, l’inflazione core si è posizionata al 3,3%, in diminuzione rispetto al 3,2% dello scorso mese. Questi dati mostrano come effettivamente l’inflazione sia più appiccicosa del previsto ed è molto probabile vedere quindi un allentamento delle politiche monetarie della Fed sempre più pacato in questo 2025.
Grafico 1 – U.S. Consumer Price Index (variazione % annuale)
Nell’appuntamento del Fomc di dicembre 2024, le previsioni della Federal Reserve annunciavano tagli per soli 50 punti base durante tutto il 2025, a conferma di un’inflazione prevista più appiccicosa e molta più cautela sui tagli dei tassi: dopo l’uscita del dato i mercati finanziari stanno addirittura scontando un solo taglio durante tutto l’anno, ora previsto durante la seconda metà dell’anno.
Andando a spacchettare il dato dell’inflazione notiamo subito come la componente del cibo è incrementata mensilmente dello 0,4%, significativo se comparato alle scorse mensilità. Ma la parte sulla quale è stata posta più attenzione è sicuramente quella dei servizi, con un incremento mensile dello 0,5%, anch’esso significativo se comparato con le precedenti mensilità dove si attestava fra lo 0,3% e 0,4%.
All’interno dei servizi troviamo la componente dello shelter, la quale ha contribuito del 30% all’aumento mensile del CPI, con un incremento dello 0,4% mese su mese, rispetto allo 0,3% precedente. Troviamo poi i servizi di trasporto, aumentati significativamente dell’1,8% mensile, rispetto allo scorso 0,5%, e i servizi medici che sono rimasti invariati su scala mensile.
Sebbene questi dati non presagiscano un output ottimale per la finanza e gli investitori, i mercati azionari statunitensi hanno continuato imperterriti la loro salita nella giornata di mercoledì. Il mercato obbligazionario è invece quello che sta scontando molto di più la politica monetaria meno accomodante da parte della Fed, con tassi sulle obbligazioni a medio e lungo termine a valori decisamente elevati.
Sarà fondamentale monitorare l’andamento dell’inflazione, per poter prevedere le prossime mosse della Banca centrale americana, dato che la disoccupazione è tornata a livelli molto positivi del 4%, al netto perciò di sorprese imminenti sarà l’inflazione il driver principale della politica monetaria della Fed in questo 2025.
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