La Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base. La decisione, come si legge su Il Sole 24 Ore, è stata presa all’unanimità, e giunge dopo una pausa di giugno con l’obiettivo di «valutare le nuove informazioni e le loro implicazioni per la politica monetaria». Il comunicato di queste ore, sottolinea il quotidiano finanziario, è di fatto identico a quello presentato a giugno dal Fomc il comitato di politica monetaria (Federal Open Market Committee), e precisa che l’attività economica sta crescendo ad un ritmo moderato, rispetto all’aggettivo “modesto” usato un mese fa.



Il rialzo dei tassi di interesse potrebbe proseguire anche in futuro visto che la Fed ha fatto sapere che continuerà a valutare gli effetti dei rialzi dei tassi finora decisi per «determinare l’estensione di un addizionale restrizione di politica monetaria che possa essere appropriata per far tornare l’inflazione all’obiettivo del 2%». Nulla fa quindi pensare che si tratti di una conclusione della stretta, di conseguenza, così come sta avvenendo in Europa con la BCE, la pratica dei rialzi potrebbe proseguire almeno fino alla fine dell’anno, così come previsto dagli analisti.



FED ANNUNCIA NUOVO RIALZO TASSI DI INTERESSE: “VOGLIAMO CRESCITA MODERATA”

Le prossime decisioni, ha specificato il numero uno della Fed, Powell, saranno prese «riunione dopo riunione» sulla base dei dati in arrivo. «Per cominciare, vogliamo una crescita moderata – ha aggiunto – vogliamo che l’offerta e la domanda siano più bilanciate in tutta l’economia, incluso in particolare il mercato del lavoro. Vogliamo vedere l’inflazione». I

In ogni caso, «crediamo che la politica monetaria sia restrittiva e crea pressioni verso il basso sull’attività economica e sull’inflazione», ha poi aggiunto, spiegando che i tassi ufficiali reali, tenendo conto delle aspettative di inflazione, sono superiori al livello “neutrale”. Powell ha infine invitato a non dare troppa attenzione ai dati sull’inflazione Cpi di giugno, che sono migliori delle attese, in quanto trattasi di un singolo indicatore e non rilevante per la politica monetaria.