“LA FEDE È ENERGIA DI PENSIERO”: IL “RILANCIO” DEL CRISTIANESIMO CON IL TEOLOGO DUMONT
Crisi di fede e vocazioni, scandali, divisioni interne e sfiducia nella testimonianza della verità: la crisi della Chiesa è lampante sotto alcuni aspetti da tempo ma non per questo è il cataclisma o disastro che troppo spesso la cultura secolarizzata e laicista tende a far credere. Lo spiega bene in una lunga e illuminante intervista a “Le Figaro” il sacerdote, filosofo e rinomato teologo francese Philippe Capelle-Dumont: dialogando sul presente e il futuro della Chiesa, l’autore si sofferma sulle condizioni già presenti di un “rilancio” del cristianesimo in Europa.
La crisi vocazionale e di “reclutamento” dei preti è sotto gli occhi di tutti, dalla Francia al resto d’Europa, questo è innegabile per Capelle-Dumont: «mettiamo da parte le illusioni che sembrano soluzioni, come il matrimonio dei sacerdoti o l’ordinazione di uomini sposati». La speranza del sacerdote e teologo si poggia su altro e non è un particolare “sforzo umano”: «La mia speranza è ampia e ha a che fare in particolare con il fatto che la fede cristiana è un’energia di pensiero. In questo caso, mi limiterò a due indicazioni che, a certe condizioni, potrebbero ridisegnare l’orizzonte vocazionale».
DUMONT: “SACERDOZIO È ANCORA IL FUTURO DELLA CHIESA CATTOLICA”
Da un lato, sottolinea ancora il teologo Capelle-Dumont, è urgente arrestare il fenomeno della de-ritualizzazione del cattolicesimo,«iniziato in Europa negli anni Cinquanta e che il periodo post-conciliare non è riuscito a fermare; a questo proposito, la correlazione con la vocazione sacerdotale è stata troppo spesso sminuita». In secondo luogo, per provare a recuperare un orizzonte di vocazione nella sequela a Cristo occorre tenere conto sistematicamente dei molteplici «e talvolta eminenti talenti dei candidati e dei giovani sacerdoti affinché il loro ministero, in comunione con il vescovo, sia energicamente missionario, cioè essenzialmente fondativo, iniziatico e investigativo».
La maggior parte dei cattolici chiede un rinnovato sforzo per rilegittimare i criteri che regolano la configurazione e la missione a lungo termine dei sacerdoti: eppure, ribadisce Capelle-Dumont,
la missione del sacerdote – che molti incarnano magnificamente – è un’altra. Il futuro del cattolicesimo «non risiede tanto in un ripiegamento sulle sue preoccupazioni interne o nella pietà del lamento, quanto in un confronto virile e rigoroso con le questioni che riguardano il futuro del nostro mondo comune: una grande crisi antropologica, la digitalizzazione delle società, le migrazioni di massa, la fragilità geopolitica delle frontiere, il fondamentalismo religioso e le situazioni di estrema povertà». Checché ne dicano i declinisti, l’Europa, segnata dal cristianesimo, ha più che mai, se non lezioni da insegnare, «almeno frutti spirituali da portare. Non si rinuncia al sacerdozio nel futuro della Chiesa».
Davanti a chi anche nella Chiesa oggi evoca un “modello protestante” per recuperare la fede delle giovani generazioni e in generale di chi contesta l’istituto stesso della Chiesa Cattolica, Capelle-Dumont è molto netto: «La Riforma protestante ha preso decisioni che riguardano il proprio destino, non i fondamenti della tradizione cattolica. Papa Francesco ha recentemente alluso a questo, non senza umorismo. I cattolici collocano il gesto sacramentale in una logica che associa ogni sacramento al sacramento dell’Alleanza, di cui l’Eucaristia è il vertice». Questo non vuole dire che la Chiesa non escluda che i sacramenti del matrimonio e del battesimo siano amministrati da diaconi e, a condizioni altrettanto codificate, da laici battezzati, ma il punto è un altro, conclude il teologo: «Il punto essenziale è che il ministro ordinato mostra con il suo gesto ordinario che il sacramento è un evento per tutta la comunione ecclesiale, al di là delle frontiere familiari, amicali, sociali o nazionali. Il ministero ordinato nel cattolicesimo è il segno concreto dell’universalità e dell’impegno apostolico della Chiesa».