L’ipotesi di una “federazione” tra Lega e Forza Italia che Salvini con Tajani e Berlusconi starebbero mettendo in piedi se da un lato non convincono affatto molti dei gruppi parlamentari, specie tra le file “azzurre”, i dati che emergono dai sondaggi sono tutt’altro che negativi per il progetto all’interno del Centrodestra. A testimoniarlo sono i numeri offerti oggi dall’analista di YouTrend Lorenzo Pregliasco, intervistato da “Il Giornale”, «credo che l’obiettivo di questa operazione sia di arrivare tra il 30 e il 35%».
Il Centrodestra “di Governo” in questo modo riuscirebbe ad acquisire un peso pienamente centrale nell’attuale Governo Draghi ponendo le basi per la guida del Paese – qui con l’ingresso anche di Fratelli d’Italia, che comunque esclude qualsiasi tipo di federazione unica – dopo il 2023. Per il cofondatore e direttore di YouTrend quel 35% sarebbe pressapoco il dato preso dalla Lega alle Europee del 2019, punto di massima ascesa politica per Matteo Salvini: «l’intento è quello di rubare voti a una Giorgia Meloni in costante crescita», certifica Pregliasco in base alle analisi dei sondaggi elettorali.
LA FEDERAZIONE LEGA-FI: I PRIMI DATI
«La federazione tra Forza Italia e Lega» – per la quale proseguono le telefonate e i contatti tra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Antonio Tajani (bocciano il progetto invece Toti, Brugnaro, Carfagna e Gelmini) – «ha più successo se maggiore è l’apprezzamento per l’attuale esecutivo tra gli elettori di centrodestra»: tradotto, l’operazione dl Governo Draghi guarda verso un periodo misto stabilità-rilancio in cui il campo dei moderati non vuole essere lasciato appannaggio dei vari Calenda, Renzi e del nuovo partito di Cdx “Coraggio Italia”. Per questo si tenta la federazione che comunque non deve ripetere gli errori e le similitudini con il Popolo delle Libertà: «questa mossa di Salvini punta a mettere la bandierina sull’area più moderata del centrodestra. Se vogliamo è una strada che hanno tentato da sinistra Renzi e Calenda», spiega ancora l’analisi di YouTrend. I termini numerici, avverte Pregliasco, le fusioni «non hanno quasi mai come risultato la somma algebrica dei consensi dei partiti che si uniscono […] alla fine le persone votano alle Elezioni non durante i sondaggi, e soprattutto prendono in considerazione le opzioni che sono davvero in campo». Quello che sicuramente avrebbe come primo effetto è un ruolo più centrale nel Governo dell’area di Centrodestra: un partito del 30-35% peserebbe tantissimo in Parlamento e varrebbe com peso ben più di Pd e M5s, «rischiando di allontanare il Premier Draghi dal Centrosinistra» sottolinea in ultima analisi Pregliasco, «la scommessa del Cdx è che l’elettorato abbia voglia di stabilità e moderazione, non più di rottura e partiti alternativi al sistema».