“Sono l’unico a pensare che tennis maschile e femminile debbano unirsi?”. Con questo tweet, Roger Federer ha scatenato una valanga nel mondo del tennis. Tema complesso, attraverso il quale bisogna procedere per gradi: diciamo subito, per completare il quadro (dell’argomento ha parlato anche TennisWorldItalia), che il Re ha leggermente “corretto” il tiro o, meglio ha specificato come la sua provocazione non riguardasse tanto l’unione tra le due competizioni, quanto “gli organi che ci supervisionano”. Ha parlato di confusione citando i due diversi sistemi di classifica, i due loghi distinti, i due portali e le diverse categorie dei tornei. Argomento che non è certo nuovo, ma che in questo periodo di Coronavirus, in cui il tennis si è fermato, certamente è tornato di attualità. Prima di approfondire, andiamo a vedere alcune delle reazioni scatenate dalla domanda di Federer. Il primo a dichiararsi d’accordo è stato Rafael Nadal che, quasi come uno scudiero, ha risposto lasciando intendere che la discussione procedesse da qualche tempo, almeno tra i due; di più ha fatto Serena Williams che, prima di cancellare il messaggio, ha rivelato come l’informazione fosse confidenziale e che, dunque, Federer si fosse lasciato scappare qualcosa che non avrebbe dovuto.
Vasek Pospisil invece ha fornito una replica piccata: il tennista canadese ha appoggiato Federer ma sottolineando che “la ATP ci sta lavorando da gennaio, da quando ci ha anticipato questa possibile visione”. Immediate le critiche nei suoi confronti: lesa maestà o meno, gli è stato fatto notare che avrebbe potuto risparmiarsi l’ironia. Il tema dell’unione tra Atp (associazione del tennis maschile) e Wta (femminile) ha trovato terreno fertile presso le donne, capitanate per l’occasione di Billie Jean King. La quale, tra le altre cose, ha sempre portato avanti la crociata per la parità tra i sessi all’interno del tennis, e non poteva che dire che “già 50 anni fa immaginavo un unico organo di governo e ritengo che i due circuiti insieme siano più forti”. Poi ha anche detto che secondo lei la nascita della Wta rappresenti un piano B: come dire, è stata creata per l’impossibilità di arrivare ad un’unica associazione ma le fondamenta del discorso erano già state poste. Chi invece si è detto totalmente contrario è stato Nick Kyrgios, e chi lo conosce bene penserà che non sia una novità: l’australiano, abituato a dire sempre ciò che gli passa per la testa (soprattutto per quanto riguarda pareri negativi e critiche) non ha perso tempo per dire che sì, Federer è l’unico a pensare all’unione, e ha chiesto “qualcuno ha chiesto alla maggior parte dei giocatori cosa ne pensano, e se ci farà bene?”.
ATP E WTA UNITI? L’ARGOMENTO E’ DELICATO
Ora, l’argomento è delicato: presupporrebbe infatti una sorta di fusione globale, che porti il mondo del tennis ad avere lo stesso marchio. Se ne parla come detto da anni, tanto che nel 2009 l’allora capo della Wta si era dimesso per non essere riuscito a portare avanti l’idea. Le donne sono riuscite a ottenere, dopo un’estenuante battaglia, l’uguaglianza dei montepremi negli Slam ma questo ha portato a infinite polemiche: perché? Semplice, almeno la spiegazione: non sono in pochi a pensare che il traino del tennis maschile sia fondamentale nel dare visibilità alle donne e, almeno nei Major, i maschi giocano sulla distanza dei 5 set laddove le donne lo fanno al meglio delle 3 partite. Perché, pensano i detrattori, loro dovrebbero guadagnare quanto gli uomini? Quale reale incidenza avrebbe sul pubblico un torneo giocato da sole donne? Gli appuntamenti “minori” possono fare da cartina di tornasole, ma qui si parla in particolar modo degli appuntamenti “combinati”: quei tornei che ospitano contemporaneamente uomini e donne, ma che in questo momento sono organizzati da due diverse associazioni e, di conseguenza, sono anche di categorie differenti.
Ecco: a Roma, fino al 2010, gli Internazionali d’Italia non prevedevano la stessa settimana per Atp e Wta e la differenza di pubblico e attenzioni era evidente. Non solo: nel corso dei combined, spesso e volentieri il mondo Atp ha criticato gli spazi occupati dalle donne a livello di campi di allenamento e logistica mentre, per contro, la Wta non vede di buon occhio il confinamento in campi periferici per la presenza degli uomini. Insomma: un bel problema, che in questi giorni di pandemia da Coronavirus si è provato a superare almeno online, con l’inaugurazione di Tennis United che è una sorta di podcast che unisce i due mondi al momento distanti, con la conduzione del già citato Pospisil e dell’istrionica e simpaticissima Bethanie Mattek-Sands. Questo però è un passo minuscolo nel tentativo di risolvere l’inghippo, sempre che di inghippo si possa parlare. Il CEO Wta Steve Simon ha raccontato al New York Times di come “otteniamo il massimo se lavoriamo insieme, e gli ultimi accadimenti lo hanno confermato”. Una discussione insomma, come diceva Serena Williams, sarebbe davvero in atto. I dubbi però restano: Nadal, oggi favorevole, lo scorso anno aveva nicchiato di fronte a specifica domanda e aveva lasciato intendere che la parità di montepremi gli sarebbe stata bene qualora le donne avessero iniziato a generare introiti come gli uomini.
Cosa che al momento non avviene: non è una battaglia tra i sessi e non ci sarà bisogno di replicare la celeberrima sfida tra Bobby Riggs e Billie Jean King, ma è anche vero che in questo momento la Atp ha ben poco da guadagnare in una eventuale fusione con la Wta, mentre dal lato opposto i benefici sarebbero ovviamente immediati. Né si può fare di tutta l’erba un fascio: certamente se prendiamo certi grandi nomi, da Serena e Venus Williams a Simona Halep passando per i nuovi fenomeni di oggi (Naomi Osaka e Bianca Andreescu su tutte) anche il tennis femminile è in grado di attirare grandi folle di spettatori, ed è pur vero che agli albori della disciplina o quasi c’era chi si arrampicava sugli alberi per vedere Suzanne Lenglen e Helen Wills Moody, ma il problema resta tutto il “contorno”. Vero è anche che si potrebbe ragionare in un altro senso, e cioè: cosa succederà una volta che i Big Three avranno smesso di giocare? Andremo incontro ad un’altra epoca come quella del post-Sampras, prima che Federer diventasse il Re? Difficile a dirsi ed è chiaro che il tema non possa essere guardato da questa angolazione. Che qualcosa in più si possa fare è condivisibile (TennisWorldItalia lancia l’idea di un commissioner unico) di modo da uniformare alcuni dettagli in merito al gioco del tennis; dall’altra, forse al momento va bene così.