Federica Angeli ha raccontato così la sua vita di giornalista sotto scorta in un’intervista pubblicata il 18 novembre 2020 su Deabyday: “È come se abdicassi, consegnandola totalmente alle persone che si occupano della tua sicurezza. A partire dall’orario di uscita, che devi concordare il giorno prima, per passare alla scorta che ti aspetta sul pianerottolo: puoi uscire solo dopo un segnale convenuto”. Tuttora la sua esistenza è profondamente condizionata: “Ho dei bar dove posso andare a fare colazione e altri dove invece non posso andare. In generale trascorro tutta la mia giornata lavorativa e privata con due persone in più”. Federica non può nemmeno guidare: “Esatto, non posso perché viaggio sempre su una auto blindata. Dovrei avere la possibilità di acquistarne una e, in ogni caso, dovrei sempre viaggiare con due agenti. Guidare mi piaceva e mi scaricava molto, al netto dello stress del traffico di Roma (ride, n.d.r.)”. (agg. di Rossella Pastore)



A mano disarmata ricostruisce la vicenda di Federica Angeli

Il nome di Federica Angeli è strettamente legato alle inchieste sulla malavita e la criminalità organizzata di Ostia. Scrittrice, giornalista e responsabile di alcune importanti inchieste per il quotidiano La Repubblica, è costretta a vivere sotto scorta da otto anni a causa delle terribili minacce ricevute proprio per la sua attività di inchiesta. Dall’ottobre dello scorso anno Federica Angeli è Delegata alle Periferie e alla legalità al Comune di Roma. La sua storia ha ispirato anche un film, diretto dal regista Claudio Bonivento, con Claudia Gerini tra le attrici protagoniste. Si intitola A mano disarmata, una pellicola uscita nel 2019, che si pone l’obiettivo di ricostruire in maniera piuttosto fedele gli accadimenti legati alla vita di Federica Angeli. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)



Chi è Federica Angeli, dalle inchieste sulla mafia romana di Ostia alle minacce di morte

Federica Angeli è la giornalista di Repubblica specializzata in cronaca nera e giudiziaria protagonista del film biografico A mano disarmata. Divenuta nota per le sue inchieste sulla mafia romana, in particolare quella di Ostia, la Angeli vive sotto scorta dal 2013. Dopo una laurea in sociologia con una tesi sul ruolo dei freelance nei grandi quotidiani italiani, Federica ha iniziato a scrivere per Repubblica, giornale per cui ha portato avanti anche diverse inchieste. Più nello specifico, nel 2011, la Angeli firmò un articolo insieme al collega Marco Mensurati in cui denunciava atti di pestaggio e nonnismo all’interno di un gruppo di ufficiali della caserma del Nocs di Spinaceto. Il caso s’intrecciava con l’episodio del sequestro Soffiantini e con l’uccisione a esso correlata dell’agente speciale Samuele Donatoni; sulla base dell’inchiesta, la Procura della Repubblica aprì anche un’indagine.



Il lavoro d’inchiesta di Federica Angeli

Due anni più tardi, nel 2013, Federica Angeli segue il processo in aula, la sentenza di primo grado e le dichiarazioni dei due militari sul caso Stefano Cucchi. In seguito, realizza insieme a Carlo Bonini una nuova inchiesta sul legame tra la criminalità organizzata di Ostia e la pubblica amministrazione, e poi ancora un’ulteriore inchiesta giudiziaria sul tema del racket. Quest’ultima si risolve con l’arresto di ben 51 persone appartenenti ai clan Fasciani, Triassi e Cuntrera-Caruana con l’accusa di corruzione, infiltrazione negli organi amministrativi e nell’assegnazione di alloggi popolari, sottrazione di attività commerciali alle vittime di usura e possibili collegamenti con l’omicidio del barista Giuseppe Valentino avvenuto circa dieci anni prima.

Federica Angeli, le minacce di morte e la vita sotto scorta

Nell’ambito del suo lavoro, insomma, Federica Angeli si è concentrata soprattutto sulle inchieste legate al mondo della criminalità ostiense. Per questo motivo ha ricevuto minacce di morte e da anni, ormai, vive sotto scorta permanente. Nel 2015 le è stato conferito dal Presidente della Repubblica il titolo di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana per il suo impegno nella lotta alle mafie, e da allora Federica ha continuato a occuparsi di cronaca giudiziaria noncurante delle diverse intimidazioni ricevute in questi anni. Nel 2018, per esempio, è stata recapitata al Fatto Quotidiano una busta a lei indirizzata contenente un proiettile. Importanti le sue testimonianze nel corso dei processi – tra tutti, il processo Spada, che vedeva coinvolti affiliati dell’omonimo clan mafioso accusati di tentato duplice omicidio –, a cui è stata anche accompagnata dal suo direttore Mario Calabresi e dal suo vicedirettore Sergio Rizzo. Nel 2020, infine, è stata nominata Delegata alle periferie e alla legalità dal sindaco di Roma Virginia Raggi.