Federica Cappelletti è diretta in Australia e Nuova Zelanda per il Mondiale di calcio donne che avrà inizio il 20 luglio. Lo fa da presidente della Divisione Serie A femminile, ruolo per il quale è stata eletta con voto unanime di tutte le società. Nell’intervista al Corriere della Sera, la vedova di Paolo Rossi rivela che Gabriele Gravina, numero uno della Figc, non ha dovuto insistere. «È mia l’idea di candidarmi, amplificare il movimento femminile mi intrigava già da un po’». Del resto, il calcio è stato il pane quotidiano suo e di suo marito, che tra l’altro aveva una visione ampia, perché non seguiva solo gli uomini, ma anche giovani e ragazze. «I valori dello sport e il concetto di squadra sono l’eredità di mio marito che porterò con me».

Federica Cappelletti mostra grande determinazione nel rialzarsi da un dolore così grande come la morte del marito, ma è consapevole anche della responsabilità di dover tenere alto il nome di Pablito, anche nella sua Fondazione. «Non ambivo a ricoprire incarichi, ambisco a fare le cose». Per quanto riguarda il professionismo femminile, ha le idee chiare su cosa vada fatto per consolidarlo. Le parole chiave sono autonomia sostenibile, coinvolgimento dei club, applicazione dell’apprendistato, riconoscimento dell’avviamento al professionismo, crescita dei vivai, maggiore visibilità e introiti più alti da distribuire. «La prossima sarà una stagione di passaggio importante: ci aspetta un lavoro enorme».

LA NUOVA SFIDA DI FEDERICA CAPPELLETTI

Ciò che appassionava Paolo Rossi del calcio femminile, e che Federica Cappelletti condivide, è la psicologia delle ragazze, la loro predisposizione al lavoro, la volontà e capacità di lavorare in gruppo. «A Paolo tornava in mente il gioco di squadra dell’Italia di Bearzot, che permise a quel collettivo di conquistare il Mondiale ’82. Né simulazioni né perdite di tempo: le donne vanno in campo e giocano», spiega al Corriere della Sera. Il problema è che in Italia c’è una questione culturale da affrontare.

«Lo sviluppo del calcio femminile è più lento e faticoso: la prima forte resistenza è accettare che la donna indossi i pantaloncini. Nel 2023, io credo che siamo pronti ad andare oltre. La svolta non è paragonare ma collaborare: perché i milioni di tifosi del calcio maschile non possono sostenere quello femminile?». Nel frattempo, bisogna rendere il campionato femminile popolare: «La comunicazione è fondamentale. Vorrei portare il nostro calcio fuori dai confini nazionali, trasformare le partite di campionato in piccoli eventi, allargare il bacino d’utenza», afferma Federica Cappelletti.

FEDERICA CAPPELLETTI E I CAMPIONI DELL’82

La moglie di Paolo Rossi non ha riscontrato scetticismo né prevenzione riguardo le ragazze: «Mi auguro di potermi confrontare spesso con loro, durante il campionato». Ad esempio, vuole viaggiare per conoscere personalmente club e calciatrici, ma anche studiare la storia del calcio femminile. «Non sarò un presidente da scrivania. Ascoltare e osservare saranno il mio mantra: solo conoscendo le cose dall’interno, si possono cambiare». Di sicuro, può contare sul sostegno di Cabrini, che ha allenato la Nazionale donne, ma anche di Tardelli, Altobelli, Conti e Antognoni, che si sono congratulati con lei per la sua elezione.

«Ecco, vorrei coinvolgerli, portarli allo stadio a vedere le donne. Da quando non c’è più Paolo, non mi hanno lasciata sola un attimo». Del marito Paolo Rossi, Federica Cappelletti conserva un oggetto diventato una sorta di amuleto: «La fedina che ci scambiammo all’ospedale poco prima che mio marito mancasse: no, non la fede del matrimonio, un anello ancora più speciale. Il suo ricordo è presentissimo, ma se stringo forte quella fede sento Paolo qui con me».