Sono trascorsi 15 anni dalla morte di Federico Aldrovandi e per l’occasione il programma Un giorno in Pretura, nella seconda serata di oggi, sabato 21 novembre, ripercorrerà la compressa e storica vicenda processuale che ha tentato di far luce sulla scomparsa prematura del giovane 18enne avvenuta a Ferrara il 25 settembre 2005. La sera precedente, il giovane era stato con alcuni amici in un locale di Bologna. Sulla strada del ritorno appena prima dell’alba, il controllo della polizia, la colluttazione e infine la drammatica morte. Dopo un lungo processo, i giudici della Cassazione hanno attribuito la morte del giovane a un “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi” da parte di quattro agenti intervenuti quella notte e per questo i poliziotti Monica Segatto, Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollastri, sono stati condannati in via definitiva a 3 anni e mezzo di carcere con l’accusa di omicidio colposo. SkyTg24 ha ricordato le ultime ore di Aldrovandi, dopo la festa in un centro sociale durante la quale assunse modeste quantità di droga e alcol come emerse dagli esami. Secondo la versione degli agenti, il ragazzo fu violento nei loro confronti e asserirono di essere stati aggrediti. Dopo il violento scontro, all’arrivo del 118 i sanitari dichiararono di aver trovato il 18enne “riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena”. Poco dopo ne fu accertata la morte per “arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale”.
FEDERICO ALDROVANDI, LA MORTE E I PROCESSI
Federico Aldrovandi fu dichiarato ufficialmente morto dopo le sei del mattino ma i genitori vennero a sapere della sua scomparsa solo diverse ore dopo, alle 11. Sin da subito la versione ufficiale fu che il 18enne morì in seguito ad un malore, versione messa in dubbio dalla famiglia anche alla luce delle 54 lesioni ed ecchimosi rinvenute sul corpo di Federico. La vera svolta nel caso avvenne nel gennaio 2006, in seguito all’apertura di un blog da parte della madre del ragazzo con l’intento di far conoscere a tutti la storia del giovane. Il caso iniziò ad ottenere una grande eco mediatica anche se sin da subito lo scontro tra magistrati e famiglia Aldrovandi fu sulle perizie. E’ il marzo del 2006 quando per la prima volta furono iscritti i nomi dei quattro agenti che la notte del 25 settembre giunsero in via Ippodromo dove si trovava Federico. Per loro l’accusa è di omicidio colposo. Ad aggravare la posizione degli agenti fu la testimonianza di una donna originaria del Camerun e che abitava in zona, la quale avrebbe assistito a parte della colluttazione.
Nel gennaio del 2007 gli agenti furono rinviati a giudizio ma si dovrà attendere ottobre per l’inizio ufficiale del processo tra testimonianze, lacune e colpi di scena. La sentenza di primo grado arrivò a luglio 2009, con la condanna a tre anni e mezzo per omicidio colposo ai quattro poliziotti imputati. Durante il secondo grado, la Corte d’Appello di Bologna nel giugno 2011 confermò la sentenza di primo grado emessa dai giudici di Ferrara mentre la Cassazione giunse nel giugno 2012. Per gli ermellini il 18enne morì “per il trauma a torace chiuso”, provocato dalle “percosse da schiacciamento quando era già ammanettato”. I poliziotti furono sospesi per 6 mesi ma beneficiarono poi dell’indulto. Nel 2014 tre di loro tornarono in servizio mentre solo uno rimase a casa per via di una cura per “nevrosi reattiva”.
In occasione dell’anniversario della morte di Federico Aldrovandi, Un giorno in Pretura ripercorre la storica vicenda processuale che presso la Corte d’Assise di Ferrara, ha cercato di fare luce su questa tragica vicenda.#UnGiornoInPretura sabato in seconda serata #Rai3 pic.twitter.com/fYE8JA7rzL
— Un Giorno in Pretura (@ginpretura) November 18, 2020