L’ex tre quarti della Nazionale argentina di rugby, Federico Martin Aramburu, è stato ucciso a Parigi. Lo sportivo aveva 42 anni e si trovava nella Capitale francese per motivi personali. Stando a quanto riferisce AdnKronos, l’ex Puma sarebbe stato assassinato a colpi di arma da fuoco dopo una lite esplosa in un locale di Saint Germain. Gli spari sarebbero partiti da un’automobile. Aramburu, residente nei Paesi Baschi sarebbe dovuto ripartire il prossimo lunedì in direzione Argentina.



A riportare una prima ricostruzione dei fatti è stato l’Equipe sul quale si legge: “Secondo i primi elementi dell’indagine, sarebbe scoppiato un alterco tra quattro individui tra cui Aramburu, accompagnato da un amico, prima che i protagonisti venissero separati. Alla fine due uomini sono tornati davanti al bar in questione e hanno sparato più volte con una pistola contro l’argentino, uccidendolo. I due presunti colpevoli sono in fuga”.



Federico Martin Aramburu ucciso a Parigi: la carriera

Federico Martin Aramburu aveva appena 42 anni e si era classificato al terzo posto ai mondiali del 2007 con la squadra dei Pumas. In seguito al suo assassinio è stata ovviamente aperta una inchiesta giudiziaria. Aramburu aveva giocato per otto anni a livello professionistico in Francia e Scozia salvo poi ritirarsi nel 2012. Subito dopo il ritiro, come riferisce RaiNews, era rimasto a vivere in Francia dove aveva iniziato una carriera nel ruolo di dirigente di una organizzazione di viaggi e turismo da e verso il Sudamerica.

Sull’episodio che ha portato alla sua morte sono attualmente in corso le indagini che avrebbero confermato il contesto in cui sarebbe avvenuto il suo assassinio. Tanti i messaggi di cordoglio da parte del mondo del rugby tra cui il post su Twitter del Biarritz, club di cui Aramburu era membro del Consiglio di Amministrazione: “Abbiamo appreso della morte di Federico Martín Aramburu in circostanze tragiche. Il club nel suo insieme porge le sue più sincere condoglianze alla sua famiglia, ai suoi parenti e mostra loro il suo pieno sostegno”.