L’esame di maturità di Federico Moccia
Federico Moccia, celebre scrittore che ha dato voce alle storie di tantissimi giovani ed adolescenti con i suoi appezzatissimi 3 Metri sopra il cielo, Scusa ma ti chiamo amore e Scusa ma ti voglio sposare, tra gli altri, si è raccontato alla rivista Specchio. Per anni ha raccontato, appunto, i giovani, che ancora oggi osserva e cerca di capire, sostenendo che ora “parlano con gli adulti con sicurezza, senza presunzione e con un divertimento che ammiro”.
Parlando ancora della generazione attuale, Federico Moccia ci tiene anche a sottolineare che “li vediamo concentrati sugli smartphone e pensiamo al peggio, e non immaginiamo mai che per loro quello è uno strumento di conoscenza“. Andando oltre, invece, ci tiene anche a raccontare un aneddoto sulla sua maturità, ricordando che “andai a studiare in campagna, dal mio amico Guido. Tutti sognavamo che qualcuno, da qualche Paese con un fuso diverso, ci mandasse le tracce“. Ma Federico Moccia non si fece scoraggiare e “preparai un profilo critico di tutti gli autori classici così che, oltre a tradurre la versione, potessi parlare di chi l’aveva scritta. E così colpii la commissione, per l’inventiva. Presi sessanta, all’epoca era il massimo”.
Federico Moccia e la genesi di Tre metri sopra il cielo
Raccontando la sua carriera, invece, Federico Moccia ricorda che scrisse il primo libro, Tre metri sopra il cielo, quando “avevo 29 anni, nel 1992”. Dovette, però, pubblicarlo “con un editore a pagamento perché tutti gli altri a cui avevo proposto il manoscritto, o non mi avevano dato riscontro o mi avevano detto che era una storia esagerata e irrealistica”. Quindi il libro uscì “in poche copie per l’editore Il Ventaglio”.
Subito dopo la pubblicazione di quelle prime copie del primo libro di Federico Moccia, “la libreria che lo vendeva mi chiese di portare altri libri e io allora tornai al Ventaglio, ma aveva chiuso“. Accantonò nuovamente il suo sogno, fino a quando “dieci anni dopo, Riccardo Tozzi trovò il libro per caso” e a sua nipote piacque al punto che gli chiese di farne un film. “Mi contattò”, ricorda Federico Moccia, “non c’ero e mi lasciò un messaggio in segreteria. Pensai ad uno scherzo” ma era tutto vero, e diede il via ufficiale alla fama dello scrittore.