Il linguaggio del complotto ostile e le accuse infondate contro l’Occidente, questa la ricetta di Xi Jinping. Secondo Federico Rampini, sarà alto il prezzo da pagare per l’indottrinamento paranoico a cui il leader cinese sottopone la sua popolazione. Sulle pagine del Corriere della Sera ha evidenziato: “Le reazioni assurde dei media governativi cinesi contro le modestissime misure di prevenzione prese dai governi occidentali – i test sui viaggiatori in arrivo dalla Cina – fanno parte di un fenomeno ormai consolidato che consiste nel descrivere un mondo popolato di nemici, impegnati a danneggiare e indebolire l’ascesa del colosso asiatico. Inculcare a un popolo la paranoia, il complesso di persecuzione, il rancore per le presunte discriminazioni, ha sempre delle conseguenze: lo si è visto in passato in alcuni Paesi islamici, e naturalmente in Russia”.



Gli ottimisti puntano sulla ripresa dell’economia cinese, esattamente in linea con il rimbalzo delle economia occidentali post-lockdown. Federico Rampini ha posto l’accento sul “patto tragico” già accettato dalla liberaldemocrazie, ovvero accettare un costo in termini di vittime in cambio di prospettive di crescita e di benessere. Ma occhio agli esiti differenziati: “All’interno degli Stati Uniti, per esempio, i governatori repubblicani (Texas, Florida) hanno fin dall’inizio accettato una dose maggiore di rischio sanitario pur di ridurre i costi socio-economici delle restrizioni. In Europa la Svezia scelse il modello «repubblicano». In Asia ci furono ricette più spostate verso un alto livello di restrizione (ancorché concordate e praticate attraverso il consenso sociale, non imposte dall’alto: Giappone, Corea del Sud, Taiwan), altre più liberiste come l’India. I bilanci sono complessi, ad essere onesti ci vorranno decenni per avere un’idea chiara degli effetti di quelle misure”.



L’ANALISI DI FEDERICO RAMPINI

La Cina è il caso estremo per eccellenza, ha rimarcato Federico Rampini, con i rischi annessi: il Capodanno lunare potrebbe generare un enorme contagio e provocare pesantissimi contraccolpi. E non mancano le reazioni scomposte sulle misure introdotte dai Paesi occidentali: “La reazione inviperita dei media cinesi ha dell’assurdo: si scagliano contro di noi perché richiediamo gli stessi tamponi che il governo di Pechino ha sempre imposto a chi viaggiava in Cina. Mentre non ci sogniamo di sbattere in quarantena lunga e dura i positivi al test, come invece la Cina ha sempre fatto con noi”. Il giornalista ha proseguito: “Questa reazione furiosa è al tempo stesso inaccettabile, e largamente prevedibile. Da anni Xi ha ormai abbracciato il linguaggio del complotto ostile, l’idea che gli occidentali fanno e faranno di tutto per bloccare la giusta ascesa della Repubblica Popolare. Il suo controllo sui media gli consente di capovolgere la realtà, di nascondere ai cinesi che il trattamento imposto dai Paesi occidentali ai loro viaggiatori è molto più benigno e benevolo di ciò che loro hanno fatto e continuano a fare ai nostri viaggiatori”. E la propaganda cinese è diversa da quella del passato, con discorsi legati alle cattive intenzioni di un Occidente impegnato a infliggere umiliazioni alla Cina. E il timore principale di determinate malvagità sull’avversario è legato a possibili azioni aggressive. Federico Rampini ha le idee chiare, i governi occidentali non dovrebbero assistere passivamente alle accuse infondate di Pechino, subire senza reagire è imprudente.

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