A I Fatti Vostri la drammatica vicenda, che ha avuto uno splendido e lieto fine, di Federico Tisti, un giovane tatuatore che è stato massacrato di botte solo per un selfie: “Oggi mi sento meglio, ho avuto 77 punti in testa, sei placche in titanio e tre viti”, esordisce così il ragazzo, che poi ha raccontato nel dettaglio cosa sia accaduto: “Ero appena tornato a Milano, avevo organizzato una festa con amici”, e a quel party partecipa anche una ragazza con cui Federico decide di farsi un innocuo selfie. A quel punto succede qualcosa di inspiegabile: “Ricevo un messaggio sul cellulare dall’ex fidanzato di questa ragazza, mi diceva che io avevo una storia con lei ma non era per niente così. Inizialmente non gli ho dato molta importanza, gli ho detto che non era come pensava lui, poi ho smesso di rispondergli”.
Peccato però che l’aggressore non si sia limitato a mandargli dei messaggi: “Mi accorgo di essere in pericolo quando sento sfondare la porta dell’androne delle scale – ha raccontato ancora Federico Tisti – e sento anche la voce del papà di questo ragazzo. Ho aperto la porta d’istinto e me li sono trovati davanti ed ho subito questa aggressione, hanno iniziato a pestarmi. Fortunatamente non ero solo in casa, c’era un mio amico con me. Ero molto gonfio ma non avevo segni, mi son messo nel letto, dopo una mezz’oretta sento pulsare la testa molto forte, non riuscivo più a parlare. Arrivo in ospedale e poi entro in coma. Quando mi son svegliato i medici mi hanno detto che se non ci fosse stato questo mio amico che mi ha portato in ospedale, forse sarei rimasto paralizzato o non ci sarei più, gli devo la vita. Ho avuto dei tempi di ripresa molto rapidi e sono uscito il giorno di Pasqua”.
FEDERICO, MASSACRATO DI BOTTE A MILANO: “VADO DALL’AVVOCATO E…”
Pochi giorni dopo essere uscito dall’ospedale, Federico Tisti si è recato nello studio dell’avvocato per capire come procedere nei confronti dei suoi aggressori (che sono stati poi arrestati), e nello studio fa l’incontro della sua vita: “Vado insieme a mio papà dall’avvocato, entro nello studio e vedo una ragazza bellissima, avevo gli occhi solo per lei mi scatta come un colpo di fulmine”.
I due si innamorano e dopo un anno nasce un bimbo, il piccolo Enea Alessandro: “Chiamato così in onore del mio amico, sono molto legato e penso che questo sia un segno di affetto importante per quello che ha fatto,. Vorrei far passare un messaggio – ha concluso – sono pro al fatto che queste persone debbano integrarsi e fare un percorso di recupero ma io sono stato abbandonato perchè le spese mediche le ho affrontate da solo”.