Federico Vespa a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata a Libero. Il figlio del celebre giornalista Bruno ha parlato a Giovanni Terzi della sua esperienza in carcere da coordinatore della rivisita fatta dai detenuti di Rebibbia, “Dietro il cancello”, insieme all’associazione Idee, affrontando tutti gli avvenimenti della società, per poi soffermarsi sul libro scritto nel 2019, poco tempo prima dell’esplosione della pandemia da Covid-19…



“L’anima del maiale. Il male oscuro della mia generazione” di Federico Vespa è un libro autobiografico e lo ha scritto quando era già uscito dalla depressione: «Mettermi a scrivere su ciò che avevo passato è stato curativo e terapeutico. Il senso di questo libro è che puoi avere tutti i soldi di questo mondo, la famiglia più importante del pianeta ma questi non bastano a “comprare” la felicità e la serenità. Ci vuole altro».



FEDERICO VESPA: “LA DEPRESSIONE É UN MALE OSCURO”

Federico Vespa ha rivelato ai microfoni di Libero di aver pianto anche durante la stesura del libro, soprattutto nei momenti quando ha riaffrontato i passaggi più duri della depressione: «Scrivevo di sera, mi accompagnavo anche con un bicchiere di whisky per cercare di allentare la tensione nell’affrontare qualche passaggio, e a volte stavo male perché mi saliva il ricordo di quel periodo faticosissimo della mia vita. Vedi, la depressione è un male oscuro che improvvisamente ti prende facendoti diventare vittima di ciò che non sai, che non conosci e quindi non sei più in grado di superare questo scoglio da solo». Federico Vespa ha sottolineato poi di aver avuto un rapporto complesso ed articolato con la sua famiglia, arrivato ad una stabilità solo dopo la guarigione dalla depressione: «Ripeto: puoi avere la migliore famiglia del mondo, ma se non sei centrato e interiormente risolto a poco serve».

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