Federico Zampaglione canta ‘Una Carezza in un pugno’ di Adriano Celentano ad Una Storia da Cantare, nella serata dedicata al ‘molleggiato’. Quello interpretato questa sera da Federico Zampiglione è uno dei brani maggiormente rappresentativi di Adriano Celentano, tratto dall’album ‘Azzurro’ del 1968. Il cantante si esibisce con una versione più soft di Una Carezza in un Pugno, pur senza stravolgere il brano originale. “Che bellissima atmosfera!”, il commento entusiasta del conduttore Enrico Ruggeri. Applausi a scena aperta da parte del pubblico dell’Auditorium Rai di Napoli per salutare il frontman dei Tiromancino. L’esibizione è piaciuta davvero tanto alla platea: ha infatti cantato uno dei brani più apprezzati di sempre Adriano Celentano, per la gioia soprattutto dei fan di vecchia data. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)



Il frontman dei Tiromancino ad Una Storia da Cantare

Federico Zampaglione, cantautore e frontman dei Tiromancino, è oggi protagonista della puntata-evento che Una storia da cantare dedica ad Adriano Celentano. Ospiti del programma, condotto come al solito da Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero, tutti quegli artisti tra amici, colleghi e semplici ‘emulatori’ che hanno in qualche modo avuto a che fare con il Molleggiato. Non si ha notizia di duetti od occasioni pubbliche in cui Zampaglione si sia esibito con Celentano; per questo motivo, molto probabilmente, il suo sarà un semplice omaggio da ‘fan’. Certo è che almeno qualcosa in comune, con lui, ce l’ha eccome. E questa cosa, a parte la passione per la musica fatta diventare un lavoro, e quella certa vena polemica trasformata essa stessa in una seconda professione. Tra le altre cose, Celentano è celebre per le sue critiche ficcanti e la sua aurea da opinion leader; sotto questo punto di vista, Zampaglione gli somiglia vagamente. Ha suscitato una valanga di reazioni, per esempio uno dei suoi ultimi post su Facebook pubblicati a margine dello scorso Festival di Sanremo, in cui l’autore sembra fare riferimento a uno degli argomenti caldi di questa edizione: la squalifica e la successiva attenzione mediatica ricevuta dal ‘caso’ Bugo e Morgan.



Federico Zampaglione critica la Tv trash

“Se alla base mancano i contenuti”, scrive Federico Zampaglione, “tutto il ridicolo circo mediatico è destinato a svanire dopo pochissimo, lasciando dietro di sé il nulla dal quale è stato generato”. Zampaglione non cita nessuno in particolare, ma il riferimento appare chiaro: “Compiere gesti strani e a effetto, dichiarazioni altisonanti e controverse, buttarla sul patetico tentando l’effetto lacrimuccia tanto caro a una serie di trasmissioni Tv trash (o altrove su giornali, web etc.) basate sulla pura speculazione del dolore e disagio, raccontare tutti ma proprio tutti i propri affari privati, innescare polemiche, buffonate, litigi, finti amori e relative separazioni, sput*anare persone e chi più ne ha più ne metta. Una canzone che emoziona, un film che ti arriva dentro, un quadro che ti incanta o un libro che ti aiuta a capire chi sei davvero, non hanno bisogno di parole o fatti eclatanti a sostenerlo. Basta ascoltare, guardare, ammirare o leggere. Tutto qui. E le cose fatte con questo spirito continueranno a esistere per sempre nel cuore e nella mente di chi ha ricevuto qualcosa di buono, pulito e sopratutto onesto”.



Federico Zampaglione: “Rispettate l’arte”

Poi la nota biografica: “Spesso mi dicono che dovrei andare di più in giro a parlare di me. Di me? E perché? A dire cosa ? A fare scena? Pena? Parlare di quanto ho sofferto perdendo mia madre? Di separazioni da donne che ho amato? Di questioni familiari ? Non so…”. In sintesi, Federico Zampaglione non cede alla dinamica per cui successo equivale a svendersi e a svendere il proprio privato: “Io parlo e racconto di me attraverso strumenti artistici. Se vado in tv suono, faccio vedere momenti di un mio film… (…) Mi sentirei un poveretto a dover usare quelle argomentazioni per essere lì… magari pure in promozione con un nuovo disco di cui altrimenti nessuno parla perché è mediocre e non dice nulla. Poi per carità, ogni tanto si può condividere anche qualche cosa delle nostre giornate… ma c’è un limite a tutto”. Il punto è il seguente: “L’arte va rispettata e vissuta con coraggio e dignità, pertanto non serve mettere se stesso davanti a ciò che fai”. Infine specifica: “Badate bene, non è una critica verso nessuno in particolare, ma verso un sistema”.