Confermando quanto già anticipato nel mese di luglio, l’ultima analisi svolta dal centro studi di Federmacchine ha confermato il calo di tutti gli indicatori economici dell’industria costruttrice dei beni strumentali nel corso dei 12 mesi del 2024 dopo gli importanti dati record registrati nel 2023, in attesa di un 2025 che – si stima – farà segnare una nuova crescita: partendo dal più importante dei dati, secondo le stime di Federmacchine l’industria chiuderà il 2024 con un fatturato pari a 52,207 milioni di euro in calo del 7,8% rispetto ai dati registrati nel 2023.
Nel dettaglio dei dati stimati da Federmacchine, il 2024 ha fatto registrare sia un calo dell’export che delle consegne sul mercato interno: nel primo caso si parla di una riduzione del 3,9% per un totale di 36,213 milioni consegnati all’estero che si rileva su tutti i mercati principali (dalla Cina, fino alla Germani, passando anche per la Francia) fuorché negli States e nella Spagna cresciute – rispettivamente – del 3,8% e del 2,1%; mentre nel secondo caso quel calo sale addirittura al 15,5% per le consegne interna e al 17,4% per il consumo domestico.
D’altra parte, secondo Federmacchine il 2025 farà tornare gli indicatori di segno positivo, con il fatturato in crescita del 2% rispetto al 2024 (stimato ad un totale di 53,255 milioni), l’export dello 0,7% (36,456 milioni), le consegne interne in aumento del 5% per 16,799 milioni che si estenderanno anche al dato sul consumo interno che salirà del 4,3% fino a raggiungere i 26,327 milioni di euro.
Il presidente di Federmacchine: “Solo l’internazionalizzazione e la Transizione 5.0 possono salvare il settore”
A commentare i dati stimati ci ha pensato il presidente di Federmacchine Bruno Bettelli che dopo aver ricordato “gli anni di grande espansione” non ha potuto che porre l’accento sulla “condizione di contesto profondamente differente” che caratterizza il 2024 fatto di “instabilità geopolitica (..) e debolezza della domanda interna” in grado di danneggiare profondamente “l’industria italiana costruttrice di beni strumentali“: una situazione complessa che – continua il presidente di Federmacchine – “ci allarma rispetto al prossimo futuro” perché oltre all’evidente danno all’industria causato dai “conflitti aperti nelle zone calde del mondo“, non si possono ignorare “le criticità del mercato italiano che si dimostra decisamente asfittico“.
Soffermandosi sui dati esteri, il presidente di Federmacchine ricorda che “un comparto come il nostro, che destina ben più della metà del suo fatturato ai mercati stranieri, non può che essere preoccupato dalla situazione della Germania“, sempre meno traino economico europeo oggi “incagliata nelle maglie della crisi dell’auto“; ma anche “la Russia [che] è uscita dai nostri radar, la Cina [che] ha notevolmente ridotto l’attività con i player di area euro“, con i soli “Usa e Messico” a fare da salvagente con l’importante “incognita” futura rappresentata da Trump.
“Alla luce di questa situazione – continua ancora Bettelli – è evidente la necessità che Federmacchine lavori per supportare l’attività di internazionalizzazione dell’industria italiana” con iniziative come “la seconda edizione dei INGENIUM (..) che presenteremo a inizio anno” e che analizzerà “le potenzialità di questo comparto sul mercato internazionale“; mentre con riferimento all’Italia – conclude – “l’auspicio è che il perfezionamento di Transizione 5.0 (..) possa effettivamente restituire un po’ di brio alla domanda domestica” trainando i sempre più necessari “investimenti in nuovi macchinari“.