Dopo il recente report simile stilato dal Centro studi di UCIMU, oggi anche Federmacchine ha presentato i dati elaborati dal Gruppo Statistiche della federazione sul fatturato (tra export, import e ordini interni) dell’industria italiana dei beni strumentali: la buona notizia che emerge dal report – e a breve lo vedremo nel dettaglio – è che il 2023 è stato in assoluto l’anno record per le vendite; ma dall’altra parte Federmacchine (così come la già citata UCIMU) non può che notare che in questo 2024 è atteso un leggero calo, collegato alle difficoltà applicative del decreto Transizione 5.0 per il risparmio energetico.



I dati sono stati presentati proprio questa mattina durante l’Assemblea dei soci della federazione, alla presenza del presidente Bruno Bettelli e del suo vice Marco Nocivelli; con il primo che ha preso la parola dopo la conferenza per chiedere il rapido intervento di Confindustriaaffinché si consideri l’allungamento al 2026 della possibilità di utilizzo dei fondi stanziati” per il decreto Transizione. “Conosciamo i vincoli legati all’utilizzo di questi 6,3 miliardi stanziati dall’Europa – ha aggiunto il presidente di Federmacchine – ma sappiamo anche che vi sono paesi i cui sistemi industriali non navigano (..) in buone acque” e che – esattamente come l’Italia – potrebbero “beneficiare di una revisione che permetta più agio nella fruizione della misura“.



I dati elaborati da Federmacchine sul 2023 e il 2024: prima il record, poi il leggero calo

All’intervento di Bettelli ci torneremo tra poco perché prima vale la pena dare una rapidissima occhiata ai dati elaborati da Federmacchine che – partendo proprio dal 2023 da record – registrano un positivo fatturato di 56,6 miliardi, pari al 2,1% in più del 2022 che fu a sua volta l’anno migliore per gli introiti. Sempre lo scorso anno l’export è cresciuto del 5,8% (per la bellezza di 37,7 miliardi), mentre la nota negativa parla di un calo nella domanda interna del 4%: le consegne si sono attestata a poco meno di 19 miliardi, mentre anche l’import ne ha risentito calando – stima sempre Federmacchine – di circa il 3%; dati che si traducono in un rapporto import/consumo al 37,9% e in un rapporto export/fatturato di ben il 66,6%. 



Ma quali sono le attese della federazione per il 2024? Il dato di partenza è ancora il fatturato che dovrebbe attestarsi a 54,7 miliardi con un calo del 3,3% rispetto all’anno scorso: l’unico indicatore positivo è quello sull’export – che supererà i 38 miliardi, secondo Federmacchine -, mentre consumi interni, importazioni e consegne saranno tutti in negativo, con l’ultimo addirittura a -11,7%, il primo sotto di poco più di 8 punti percentuali e – infine – l’import in calo del 2,6%.

Tornando ancora un attimo al 2023, secondo i dati raccolti da Federmacchine, ad aver trainato il mercato italiano è stata soprattutto l’area europea che ha assorbito il 70% del fatturato delle imprese italiane, seguita dalle Americhe e dall’Asia; mentre gli unici cali nella domanda si sono visti dalla Cina (che comunque rimane il quarto paese al mondo per vendite, preceduto solo da USA, Germania e Francia), dalla Turchia e dal Regno Unito.

Bruno Bettelli: “La Transizione 5.0 deve partire o rischiamo di rimanere indietro e sprecare i fondi”

L’estero rappresenta per le aziende di Federmacchine – spiega il già citato Bruno Bettelli presentando i dati che abbiamo appena visto – lo sbocco ideale per la propria attività“, toccando “in alcuni periodi (..) addirittura un fatturato del 75%“: fondamentale – in questo contesto – “l’impegno della federazione” che anche nel 2023 ha attivato diverse “iniziative volte favorire le relazioni con gli utilizzatori stranieri“, partendo dal “Rapporto Ingenium [che] nel 2022 ha messo in evidenza un potenziale di 16 miliardi di euro di export non ancora realizzato” e che ha stimolato diverse “azioni di supporto all’attività di internazionalizzazione [con] incontri e occasioni di contatto con rappresentanti di Cina, Vietnam e Arabia Saudita“. 

Passando al complicato fronte interno, il presidente di Federmacchine ricorda di aver “sostenuto l’introduzione e il mantenimento del provvedimento Industria/Impresa e [di] Transizione 4.0“, ma anche “la proposta legata a Transizione 5.0” vista come un “traino alla transizione verso la green manufacturing” e verso un “made in Italy più competitivo“. Tuttavia – e qui torniamo all’allarme che vi abbiamo citato in apertura – la misura secondo il presidente di Federmacchine “ha necessità di funzionare al più presto” perché attualmente “stiamo perdendo tempo prezioso” visto che le agevolazioni saranno riconosciute solamente se il macchinario “sarà installato e interconnesso entro il 31 dicembre 2025“. 

Tempi che secondo Bettelli sono del tutto incompatibili con “i costruttori italiani che, specializzati nel prodotto personalizzato, hanno tempi di produzione di circa 6-8 mesi” con il concreto rischio che le lunghe attese – legate ovviamente alla qualità – favoriscano “prima di tutto l’import, a scapito del nostro prodotto o comunque del prodotto Made in Europe“.