Federico “Fedez” Lucia martire. “Mai successo di dover sottoporre a una vigilanza il mio intervento”. È la tv pubblica, bellezza. La pagano gli italiani, mese dopo mese, con la bolletta della luce. E non a tutti gli italiani (grosso modo la metà) piace che tu sproloqui senza titolo sul ddl Zan, la cui discussione politica non è ancora cominciata e risulta altamente divisivo.
Come sarebbe, gli artisti pensano e dicono quel che gli pare? Anche no, se entrano a gamba tesa su una proposta di legge che non piace affatto a metà degli italiani. Di più, se ti permetti di criticare un partito o un’istituzione coma la Chiesa cattolica, pesti i piedi alla stessa metà di chi paga il concertone del 1° maggio, peraltro due volte. Col canone e per i 500mila euro che è il costo della kermesse organizzata dai sindacati.
Al solito, ci sono feste che anziché unire il paese lo lacerano – il 25 aprile, il 1 maggio… considerate appalto della sinistra. Di lotta e di governo, soprattutto da decenni di governo. In un anno un milione di italiani ha perso lavoro, circa 300mila aziende hanno chiuso i battenti e possiamo pensare che il tema del lavoro non riguardi solo Pd, Leu ed epigoni?
Stupisce che la trimurti dei sindacati marci compatta senza pretendere dei distinguo. Alla Cisl piacciono le posizioni del sig. Lucia? Qui non si tratta di censura, ma di rispetto dei contribuenti. Infatti il sig. Lucia ha occasione quotidiana con la holding di famiglia di esprimere pareri sullo scibile umano e sulle pose di Posaman. Ne siamo anche un po’ stanchi. A casa sua, sulle pagine social, è padrone; non dagli schermi di Rai 3.
Fedez poi del ddl Zan non ha capito nulla. Non si tratta affatto di difendere la libertà di scelta sacrosanta dei singoli di amare chi vogliono, di proteggerli dalle violenze. Si tratta di censura, quella sì, delle idee, non di insulti e atti ostili. Privare della libertà chi ritenga, suffragato dalla realtà, che un bambino ha bisogno di un papà e una mamma. Sarà reato dirlo.
Quindi il sig. Lucia si tolga il giubbotto da rapper e torni a condividere le tutine da 260 euro della linea bebè disegnata dalla moglie. E non ci venga a fare le prediche. Dopodiché, Di Mare, Salini e Foa spieghino agli italiani che si possono insultare con nome e cognome liberi cittadini e parlamentari additandoli come nemici da un palco con centinaia di migliaia di spettatori. Con odio, abusando di uno spazio pubblico e del potere mediatico del più ricco, fighetto, snob dei personaggi al top. Naturalmente scopertosi progressista. Quelli della Ztl, sempre loro. Gli unici con diritto di parola, di applauso, di approvazione morale. Aboliamo ’sto canone. Teniamo solo Rai Storia e si spartiscano il resto i progressisti buoni intelligenti e giusti. Si parlino tra loro.
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