Si chiude un altro capitolo dell’ormai lunga battaglia legale tra Fedez e il Codacons: la procura di Milano ha chiuso l’inchiesta aperta dopo la denuncia del rapper per diffamazione aggravata contro l’associazione. L’artista decise di querelare l’associazione perché questa lanciò sospetti in merito alla sua attività e chiese alla Guardia di finanza di fare chiarezza sulle società riconducibili al rapper. Alla luce della “tregua” annunciata agli inizi di maggio dai contendenti, questo passaggio potrebbe essere l’atto finale.



Gli avvocati Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, legali di Fedez, avevano accusato il Codacons di aver diffamato il loro assistito attribuendogli in maniera consapevole, ma implicita e allusiva, una inclinazione a commettere reati. L’associazione fu denunciata anche a nome dei genitori di Fedez, la mamma Annamaria Berrinzaghi e il papà Franco Lucia, essendo rappresentanti a livello legale delle società, rispettivamente Doom Srl e della Zedef srl, in cui transitano i proventi dell’attività di Fedez.



FEDEZ E CODACONS IN TRIBUNALE O PACE DEFINITIVA?

Nel mirino finirono due persone: Giuseppe Ursini, che rappresenta legalmente il Codacons, e Giovanni Masotti, giornalista e direttore responsabile del sito ufficiale dell’associazione, avendo pubblicato a febbraio la nota che ha suscitato la reazione di Fedez e della sua famiglia. Nel campo di imputazione si legge che quella nota insinuava in maniera inequivocabile, oltre che illegittima, che il rapper tramite una complessa trama di rapporti di affari faceva parte di un «potere occulto e trasversale», che però non veniva meglio precisato, e che tramite le società si macchiava di condotte evasive e/o elusive a livello fiscale definite anche «sistematiche». Alla chiusura delle indagini da parte della procura di Milano, firmata dal pm il 10 marzo, potrebbe seguire la richiesta di rinvio a giudizio, ma Fanpage non esclude che la vicenda possa chiudersi nel frattempo con un accordo tra le parti, consolidando così la pace preannunciata nei giorni scorsi.



IL VIDEOMESSAGGIO DEL CODACONS PER FEDEZ

La proposta di armistizio risale al 7 maggio, quando sul sito del Codacons è comparso un comunicato in cui il presidente Carlo Rienzi, in riferimento ad un altro procedimento che vedeva l’associazione accusare di calunnia Fedez, accettava la proposta di quest’ultimo, avanzata attraverso un giornalista che era presente all’udienza al tribunale di Roma, rilanciando con un invito a Taranto, davanti alla sede dell’ex Ilva.

Un comunicato accompagnato da un videomessaggio di Rienzi, in cui affermava che processi e giustizia non sono inutili, prendendo quindi le distanze da quanto affermato dal rapper, a cui consigliava invece di rispettarla, visto che potrebbe servirgli. Inoltre, gli ricordava che il parere di un pubblico ministero non necessariamente corrisponde alla decisione di un giudice, quindi non bisogna trarre conclusioni affrettate riguardo l’esito del processo, infine l’invito a Taranto a Fedez.