Paolo Landi, advisor di comunicazione a Ovs e autore di saggi, è stato intervistato dal quotidiano “La Verità” per commentare la situazione politica italiana, a cominciare dal caso televisivo di Michela Murgia, apprezzata autrice, che nei giorni scorsi in televisione si è detta spaventata dalla divisa che indossa il generale Francesco Paolo Figliuolo, nominato dal Governo Draghi commissario straordinario per l’emergenza Covid-19.
“Se uno è un generale dell’Esercito, perché dovrebbe spaventare se indossa la divisa – si chiede Landi –? Potrebbe spaventare se la indossasse senza essere generale. La Murgia si spaventa forse per la divisa di un pompiere? O di un vigile urbano? Se non subisce il fascino delle divise è un problema suo. Ma dicendola in un talk show di prima serata una scemenza del genere diventa il dibattito del giorno dopo”. Soffermandosi, poi, sulle desinenze al femminile tanto care alla scrittrice: “La domanda vera è perché pensiamo che sia importante chiamare una donna ‘ministra’ invece che ‘ministro’. Qualcuno ci ha fatto credere che il progresso dipenda da queste correzioni formali. Personalmente, dubito che queste battaglie facciano avanzare la parità di genere”.
LANDI: “FEDEZ E FERRAGNI IN POLITICA? NO, FACCIANO IL LORO E BASTA”
Paolo Landi, sempre su “La Verità”, ha poi commentato quello che, a suo dire, si configura come un esercizio di conformismo politico da parte di Fedez e Chiara Ferragni: “Viviamo in un momento in cui la politica ha smesso di fare il suo mestiere e qualcun altro prova a riempire questo vuoto. Come sarebbe stato meglio che Beppe Grillo avesse continuato a fare il comico, così converrebbe che Ferragni e Fedez continuassero a far bene il loro. Ho letto che stanno reclutando dei giovani per gestire politicamente i social. Il vero problema è che la politica ha smesso di prendersi a cuore le persone che hanno meno strumenti a disposizione”. Secondo Landi, tuttavia, ognuno è libero di fare ciò che meglio crede e i Ferragnez “fanno bene a dire quello che hanno da dire. Io mi chiedo perché la politica ceda ai comici, agli attori e agli influencer il compito di cambiare il mondo. Dovrebbero essere i politici a riappropriarsi di un linguaggio pedagogico, in grado di spiegare la complessità, invece gli influencer sdottoreggiano e i politici si fanno vedere mentre mangiano la porchetta”.