Emozione, evidente, evidentissima, durante la prima serata, soprattutto quella di Fedez che, come dice in questa intervista, “mi sono sostenuto grazie a Francesca Michielin guardandola negli occhi, è la mia ancora”. Una emozione che si è sciolta nella serata delle cover dove il duo ha portato sul palco un medley incandescente passando da pianoforte e archi allo swing fino allo ska-punk. Taglia corto Fedez a proposito delle polemiche suscitate dal video girato ieri postato nei social dove mostra dei braccialetti contro l’ansia che sta usando in questi giorni: “Qualcuno ha tirato fuori gli psicologi, ma io non ho mai consigliato l’uso di questi braccialetti né mi sono permesso di dire che hanno uno scopo medico”. Ci tiene invece a sottolineare la mancanza qui a Sanremo 2021 della sua famiglia: “Se non fosse per la loro assenza sarebbe tutto fantastico, erano da anni che non respiravo una atmosfera come questa, incontrare colleghi cantanti, suonare con una orchestra come questa”. Ecco perché, svela, ha indossato la prima sera una camicia con le iniziali dei nomi della moglie e dei figli.
Come nasce questo vostro brano?
Fedez – Io e Francesca ci siamo messi a comporlo senza pensare a Sanremo, un modo per combattere l’isolamento da pandemia, un po’ in studio un po’ da remoto. Poi quando era pronto ci siamo trovati d’accordo di provare a portarlo a Sanremo con la consapevolezza che volevamo rappresentare più che qualcosa di musicale visti i tempi.
Che esperienza è trovarsi qui?
Fedez – Per me è una esperienza nuova non so cosa significhi fare Sanremo con un pubblico ma nonostante le restrizioni, l’atmosfera che si respira è fantastica, una boccata di normalità, scaricare insieme l’ansia con i colleghi, raccontarsi. Suonare con questa orchestra, solo essere in un teatro come l’Ariston anche senza pubblico è una scarica di emozione.
Francesca – Fare questo Sanremo con Fede è molto bello, condividere le emozioni del palco e specchiarsi nell’emozione dell’altro. Sul palco ci guardiamo, la prima sera ci veniva da piangere a tutti e due. Sono felice e grata dopo un anno in cui sembrava che fare musica sembrasse una utopia, essere qui e vedere che il pubblico è così felice anche della nostra emotività.
Avete eseguito nella serata delle cover un medley davvero complesso musicalmente.
Francesca – Sì, un livello di arrangiamento molto complesso, con una progressione armonica e di struttura sonora, piano e archi, poi stile Brass band alla Gershwin molto swing e poi un classico di Albano in chiave ska-punk. E’ stato complesso ma molto divertente, abbiamo omaggiato delle coppie di cantanti, ma anche il concetto di coppia.
Fedez – Ci hanno scritto Albano e i Jalisse per farci i complimenti, erano felicissimi di essere stati citati.
Cosa ne dite di un festival dove tanti nomi sono sconosciuti al grande pubblico? Troppi giovani?
Francesca – Questo festival rappresenta il panorama musicale odierno, sono nomi che fanno in realtà musica da anni. Quando io ho esordito a Sanremo a vent’anni mi faceva strano trovarmi sul palco con gente come Patty Pravo, adesso invece mia nonna mi scrive per dirmi quanto le sono piaciuti i Rappresentanti di lista.
Fedez– Fa parte del grande rinnovamento che c’è stato negli ultimi due anni.
Nonostante il vostro medley sia stato così bello il voto dell’orchestra vi ha messi soltanto al 21esimo posto su 26, vi dispiace?
Francesca – L’obbiettivo della classifica non c’è mai stato, non si fa Sanremo per la classifica, si fa per portare un messaggio, una storia, poi per vivere oltre il festival. La musica è qualcosa che continua oltre alla classifica. Quello che abbiamo fatto dal punto di vista musicale è stato molto bello, il resto non importa, mi hanno scritto anche professori del conservatorio che non sentivo da anni per farmi i complimenti.
Fedez – L’importante è collezionare sensazioni ogni giorno nuove, non ripetersi, il resto è tutto secondario. Al netto di quello che stiamo vivendo in questo periodo tutto passa in secondo piano.
Il nastro che univa i vostri microfoni nella prima serata che valenza ha?
Fedez – E’ un gesto simbolico di questo periodo, un filo che unisce nonostante la distanza, distanti ma vicini, una cosa semplice ma che desse la fotografia di questo periodo storico.