L’autore della bufala su Fedez e J-Ax “arrestati per droga” deve andare a processo. Il giudice di Milano Massimo Baraldo ha, infatti, respinto la richiesta di archiviazione e imposto alla procura di portare a processo per diffamazione aggravata a mezzo stampa Leonardo Piastrella, 39enne che aveva confezionato la bufala. «Fedez e J-Ax arrestati con 28 grammi di cocaina nella macchina», aveva titolato l’8 aprile 2017 sul sito rollingstone.live, che non c’entra nulla con l’autorevole rivista musicale. La notizia si diffuse subito in Rete con dovizia di particolari: veniva riportato che i due rapper erano stati fermati dai carabinieri dopo aver imboccato contromano a Milano via Montenapoleone, la famosa via del Quadrilatero della moda, e che nella loro autovettura era stata trovata cocaina. Inoltre, si riportava la testimonianza di un passante secondo cui Fedez e J-Ax avevano giurato alle forze dell’ordine che quella droga non era loro, prima di essere portati in caserma.
Ma non c’era niente di vero in tutto ciò. I due artisti Fedez e J-Ax, insultati sui social, furono costretti a intervenire per smentire la notizia e presentarono querela per diffamazione. Inizialmente il pm ha chiesto l’archiviazione spiegando che, sebbene il reato fosse «oggettivamente configurabile», l’indagato non sarebbe stato punibile perché aveva esercitato il diritto di fare «controinformazione», quella che, «con la spettacolarizzazione del pettegolezzo», spesso «caratterizza l’ambito delle notizie dedicate al cosiddetto gossip». L’autore, noto come «il re della bufala sociale italiana», non era credibile visto che aveva realizzato «numerose fake news, cioè avvenimenti inventati con titoli sensazionalistici».
IL GIP DI MILANO “DISINFORMAZIONE MAI LECITA”
Una tesi che il giudice di Milano Massimo Baraldo non ha accolto. Non è lecito, infatti, costruire una fake news per approfittare dell’effetto virale che avrebbe in Rete, guadagnando dalle visualizzazioni che genera. La «disinformazione non può essere lecita», avevano infatti protestato gli avvocati Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, legali di Fedez (al secolo Federico Lucia). Si erano opposti all’archiviazione, richiamando le molteplici iniziative in Italia e in Europa per contrastare il fenomeno delle fake news che possono «influenzare e indirizzare le opinioni, le scelte e le tendenze di una considerevole quantità di persone». Una linea condivisa dal giudice per le indagini preliminari.
Con la sua ordinanza, come riportato dal Corriere, dà 10 giorni di tempo alla procura per formulare l’imputazione, precisando che la pubblicazione di bufale, soprattutto quelle che danneggiano la reputazione altrui, non possono mai essere un diritto, tanto più se con esse si attribuiscono dei reati. Inoltre, non si può neppure «invocare» il diritto alla controinformazione visto che in questo caso «non si tratta di una replica ad una qualche informazione fatta sulla Rete» da Fedez e da J-Ax (al secolo Alessandro Aleotti, assistito dagli avvocati Andrea Mingione e Fabio Prolo) ma solo della pubblicazione di una notizia falsa che è «al di fuori di qualsivoglia contesto o discussione».