Caro direttore,
dall’alto del suo usuale trono pontificio, Beppe Severgnini durante il programma Otto e mezzo ha liquidato il “caso Fedez” con l’usale spocchia che lo contraddistingue: “Abbiamo già avuto un comico che ha fatto politica, può farla anche lui”. C’è poco da ridere. Il mondo dei media è in agitazione da quando sul web è apparso un nuovo dominio, FedezElezioni2023.it, che fa pensare alla discesa in campo alle prossime elezioni politiche (appunto previste nel 2013, se il governo Draghi non cade prima) del rapper/influencer.
Come poi ha dovuto ammettere lo stesso editorialista del Corriere della Sera, “Fedez è troppo intelligente per fare una cosa del genere”. Infatti. A parte che Grillo è stato un bel guaio che preferiremmo evitare accada di nuovo invece di scherzarci sopra, il punto è che Fedez sa che è in grado di muovere masse di voti anche senza fondare un nuovo partito, cosa che oggettivamente, nel clima attuale, sarebbe un suicidio anche economico per lui. Ma ci sono tanti modi di fare politica oggi, e passano per i social, non più dalle tv e tantomeno dalle piazze, quelle dei vaffa per capirci. Ma la gerontocrazia che dirige i giornali e la classe politica non hanno ancora capito.
Di fatto, Fedez già fa politica da tempo. Per esempio lo scorso maggio in occasione del suo discorso sul ddl Zan dal palco del Concertone. E lo fa tutti i giorni da Instagram. Solo uno sprovveduto può non pensare che i giovani, milioni di giovani, seguano più lui che Mario Draghi. Non è una cosa bella, ma è la realtà. E d’altro canto, in un’epoca storica dove l’astensionismo ha toccato il vertice massimo nella vita della Repubblica italiana, è evidente che un giovane non ascolti più i discorsi dei politici, ma quelli di Fedez. Come si può dar loro torto? Chi riesce ad ascoltare fino alla fine il pietismo da gatta morta di un Enrico Letta o le prediche da gesuita mancato del premier? Neanche lo sbraitare a vuoto di un Savini ha più appeal. Non parliamo del simpatico Berlusconi, che non si riesce più a distinguere dalla caricatura che ne fa Crozza.
Il riferimento vero di Fedez non va cercato in Beppe Grillo ma in Greta Thunberg. Che piaccia o meno, la ragazzina svedese ha smosso le masse. E ha anche costretto i grandi della Terra a parlare del tema a lei caro, il cambiamento climatico. Non ha avuto bisogno di un partito politico e sa bene, come Fedez, che aderire a un partito significherebbe venir massacrata dai meccanismi del politichese e dalle manovre di potere.
A Fedez, almeno fino a oggi, sembra poi interessare una cosa sola, la battaglia pro Lgbt e l’approvazione del ddl Zan, come ha dimostrato ampiamente. Al momento delle elezioni, senza candidarsi, potrà indicare ai suoi follower quale partito votare o se non andare a votare.
La politica non è mai stata così mal messa, neanche ai tempi di Tangentopoli. È un mondo che non attira più nessuno perché non sa parlare a nessuno. Lo dice bene, e i politici farebbero meglio a leggerlo, Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend e professore di Scienze politiche all’università di Bologna. Si chiama “politica Netflix” ed è secondo Pregliasco fatta di tre cose.
“Io chiamo politica Netflix, anche in Italia, almeno tre aspetti nel dibattito pubblico: da un lato la presenza di soggetti non politici che pubblicano e si espongono su temi politici come Fedez, Chiara Ferragni e non solo. Dall’altro lato, la tendenza a costruire dei momenti di partecipazione politica che sono on demand, non hai delle campagne ideologiche ad ampio spettro valoriale ma la presa di posizione su temi molto specifici quali, ad esempio, il razzismo, come stiamo vedendo con la Nazionale di calcio, oppure i diritti civili. Politica Netflix significa che questi soggetti prendono posizione su singoli temi ma senza abbracciare l’universo ideologico come poteva essere la politica qualche decennio fa in Italia”. Concludendo: “L’ultimo aspetto interessante è che i vip si sono sempre esposti, in passato non sono mancati esempi, ma trovo che sia particolarmente importante che le figure che adesso prendono posizione sui temi, ispirano e mobilitano anche delle comunità a sostegno delle loro posizioni politiche, sono personalità che hanno dei loro canali, dei loro pubblici, ed hanno migliaia o milioni di follower a cui arrivano direttamente ed è un’enorme differenza rispetto a quello che poteva fare un cantante negli anni 80, quando aveva un suo pubblico ma non aveva un canale per arrivare direttamente al suo pubblico. Oggi è radicalmente diverso”. Soprattutto hanno un seguito che i politici di carriera oggi si sognano.
Attenzione, le elezioni politiche del 2023 sono vicine.
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