Felice Maniero, ex boss della Mala del Brenta resta in carcere. A deciderlo è stato il gip del Tribunale di Brescia che nel primo pomeriggio di ieri si è espresso sulla richiesta di scarcerazione avanzata dal suo difensore, l’avvocato Luca Broli, respingendola. Il caso sarà affrontato questa sera dalla trasmissione Quarto Grado che ripercorrerà le tappe della nuova vicenda con protagonista Felice Maniero, arrestato lo scorso 18 ottobre con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della sua compagna. Un tempo “Faccia d’Angelo”, oggi sotto protezione in quanto collaboratore di giustizia, Felice Maniero nei giorni scorsi si è ritrovato davanti al giudice ed in quell’occasione ha fatto delle ammissioni parziali rispetto alle accuse mosse nei suoi confronti. Pur ammettendo solo in parte i maltrattamenti contestati, l’uomo ha anche presentato la sua tesi difensiva, come riferisce Repubblica.it: “Non avevo alcun interesse ad attirare l’attenzione su di me, capisco che il mio nome faccia gola, ma il debito con la giustizia io l’ho pagato e ho messo a repentaglio la mia vita e quella dei miei cari cercando di ricostruirmi una vita”, aveva dichiarato.
FELICE MANIERO RESTA IN CARCERE PER MALTRATTAMENTI
Dal carcere di Bergamo dove è detenuto, Felice Maniero ha ammesso al gip di aver insultato la sua compagna ma ha anche negato di averle mai usato violenza fisica, con qualche eccezione rappresentata da “qualche schiaffo in rarissimi casi”. Tramite il suo difensore aveva fatto sapere di aver cambiato vita da quando aveva iniziato a collaborare con la giustizia, e di aver quindi chiuso con le cattive abitudini legate al passato. “In questi ultimi 25 anni non ha mai preso neanche una multa. E’ preoccupato solo di aver lasciato la figlia di 18 anni da sola, l’unico suo pensiero fisso è che la figlia sia in pericolo”, aveva dichiarato l’avvocato Broli. L’ex boss della Mala del Brenta attualmente ha un nuovo nome e vive sotto protezione e Brescia. Il provvedimento contro di lui era scattato in modo del tutto inaspettato grazie al nuovo Codice Rosso introdotto lo scorso agosto e che garantisce maggiori tutele processuali alle vittime di violenza. Secondo la sua difesa, non ci sarebbero indizi gravi a carico del suo assistito per necessitare la misura cautelare ma a pensarla in maniera diversa è stato il gip di Brescia, Luca Tringali, che ha detto di no alla richiesta dei domiciliari.