Felicia Impastato è il titolo del film tv andato in onda ieri in prima serata su Rai 1 in occasione delle celebrazioni del 23 maggio 2020. Il 23 maggio è una data importante, per la Sicilia e l’Italia tutta: fu proprio in questo giorno, infatti, che il giudice Giovanni Falcone perse la vita nella strage di Capaci. Oltre a lui, morirono sua moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro e decine di altre persone che – se non proprio in quel giorno – subirono comunque la medesima sorte in diversi momenti storici che tutt’oggi commemoriamo come ricorrenze importanti. Il giorno 23 maggio, però, è forse quello che è rimasto più impresso nella memoria collettiva degli italiani.

Chi è stato Peppino Impastato

Peppino Impastato, giornalista e attivista originario di Cinisi (Palermo) perse la vita nel 1978 in un agguato mafioso che aveva per mandante Gaetano Badalamenti. Il film tv Felicia Impastato ripercorre la sua vicenda umana e giudiziaria dal punto di vista di sua madre – Felicia, appunto – che ebbe un ruolo preminente nell’incarcerazione del colpevole. Una delle scene più emblematiche della pellicola è quella finale, in cui Felicia – ottimamente interpretata da Lunetta Savino – incrocia lo sguardo di “Tano Seduto” e lo fissa per un bel po’. Quanto basta, in sostanza, per metterlo in soggezione e fargli abbassare la testa. Ci aveva già provato la mafia, a farle chinare il capo, a tenerla in silenzio, perché “tanto non avrebbe mai ottenuto niente”. Che cosa sperava di ottenere, quando lottava per l’incarcerazione del colpevole, lo ignoravano persino i suoi compaesani. Allora ancor più di ora, risultava incomprensibile, incredibile, che qualcuno potesse ribellarsi a quelle che erano delle dinamiche a quel tempo consolidate. Nemmeno nel caso in cui si fosse subita l’uccisione di un figlio, sarebbe stato lecito domandare giustizia.

La voce di Peppino Impastato continua a farsi sentire

Felicia Impastato, però, quantomeno ci ha provato. E ha dimostrato che la sua richiesta, in fondo, non era poi così impossibile. È stato difficile, per questa madre-coraggio, andare contro tutto e tutti; eppure mai ha pensato di desistere, di arrendersi. Il caso Impastato ha subito ben due archiviazioni, nel corso degli anni. Preminente, nella sua risoluzione, l’intervento del magistrato Rocco Chinnici, che a sua volta divenne una vittima della mafia. C’è da dire che i mafiosi non riuscirono a mettere a tacere per sempre chi contestava il loro operato. A 30 anni dalla morte di Peppino, infatti, è nata Radio 100 passi, un progetto messo in piedi dall’amico di Impastato, Danilo, che ha pensato di portare avanti il lavoro iniziato dal giornalista con la vecchia Radio Aut. Grazie a lui, oggi, la voce delle vittime continua a farsi non solo sentire, ma anche ascoltare.