“Felicia Impastato è stata una ribelle. Una rivoluzionaria all’interno di un sistema che l’avrebbe voluta sofferente, piegata e silente”. Per questo motivo, l’Italia è dalla sua parte. E lo dimostra, una volta in più, durante la messa in onda di Felicia Impastato, il film tv che la Rai le dedica per tenere viva la sua memoria e quella di suo figlio Peppino. Uno dei suoi motti era: “La mafia non si combatte con la pistola, ma con la cultura”. Questa frase, in effetti, ricorre spesso non solo all’interno della sceneggiatura, ma viene anche intercettata e (ri)twittata a più riprese dal pubblico social. Ma il momento più emblematico è forse quello finale, in cui Felicia si ritrova “faccia a faccia” con il mandante dell’omicidio Impastato: “Penso che tutto si possa racchiudere con Felicia che fissa l’assassino di suo figlio, senza abbassare lo sguardo. Il coraggio, la consapevolezza di essere dalla parte giusta, la verità finalmente viene fuori. La dignità nell’aver dato giustizia a suo figlio”. (agg. di Rossella Pastore)

Su Rai 1 il film dedicato a Felicia Impastato

Grande attesa per il film dedicato a Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato, in onda questa sera su Rai Uno. Un film che di certo non racconta le vicende di una donna rassegnata o di una persona arrendevole, ma di un personaggio coraggioso e combattivo: “Io allora non ne capivo niente di mafia, altrimenti non avrei fatto questo passo” legge nella sua biografia, intitolata La mafia in casa mia, realizzata nel 1987 da Anna Puglisi e Umberto Santino. Uno spirito ribelle e fiero trasmesso anche ai figli Peppino e Giovanni Impastato, soprattutto al malcapitato Peppino, che ha dovuto fare i conti contro la violenza spaventosa della mafia. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)

Felicia Impastato, esempio di lotta contro la mafia

La figura di Felicia Impastato è spesso presa ad esempio come una delle eroine contro la mafia, una madre pronta a sfidare tutto e tutti per fare giustizia e scoprire la verità sulla fine del figlio Peppino Impastato. Nel film tv che andrà in onda questa sera su Rai 1, Felicia è interpretata da Lunetta Savino, che ai microfoni di Vieni da me le ha reso omaggio così: «L’azione più forte e più rivoluzionaria è stata quella di aprire le porte di casa sua, anziché chiudersi in casa per piangere la morte del figlio: decide di raccontare chi era Peppino, capisce che il cammino per avere giustizia sarà lungo, ma in questo lungo cammino deve mantenere viva la memoria del figlio». La nota attrice ha poi tenuto a rimarcare: «Peppino era un ragazzo molto intelligente e vivace, usava l’arma delle parole per combattere la mafia: Felicia continua l’opera di Peppino, impara da suo figlio come continuare a tenere viva l’attenzione, capisce che la mafia si combatte con le parole e non con la pistola». (Aggiornamento di MB)

Felicia Impastato, la storia della madre di Peppino Impastato

Il nome di Felicia Impastato non sarà nuovo a chi conosce la storia del figlio Peppino Impastato, uno dei figli nati dal suo matrimonio con Luigi Impastato. “Io allora non ne capivo niente di mafia, altrimenti non avrei fatto questo passo”, scrive nella biografia La mafia in casa mia. Felicia infatti si sposa con Luigi per amore, nonostante il padre volesse darla in moglie ad un uomo scelto da lui. A pochi passi dal matrimonio, dirà al padre di non aver alcuna intenzione di sposarsi e di non voler accettare nemmeno la classica fuitina, che l’avrebbe costretta ad una vita infelice. La mafia entrerà nella sua vita per via del cognato del marito, Cesare Manzella, il capomafia del paese. “Appena mi sono sposata ci fu l’inferno”, rivela, “Attaccava lite per tutto e non si doveva mai sapere quello che faceva, dove andava. Io gli dicevo ‘Stai attento, perchè gente dentro [casa] non ne voglio. Se mi porti qualcuno dentro, che so, un mafioso, un latitante, io me ne vado da mia madre“. In particolare, Felicia non sopporta l’amicizia nata fra il marito e Gaetano Badalamenti, diventato capofamia in seguito alla morte di Manzella. Anche se in lite con il marito, si ritroverà a difendere lo stesso figlio Peppino quando inizierà a scrivere contro la mafia e interessarsi di politica. Soprattutto quando scopre che Peppino ha scritto l’idea socialista, un articolo sulla mafia. “Quando l’ho saputo io, salgo sopra e vedo… e dissi ‘E dai, Giuseppe figlio, io ti do qualunque cosa se tu mi consegni quel giornalino. Tu non lo devi pubblicare quel giornale’. Andavo da tutti“, scrive. Il suo intento però non è andato a buon fine: Peppino era deciso a puntare il dito contro la mafia.

Felicia Impastato, madre Peppino Impastato: l’intuizione sul figlio

Felicia Impastato intuirà subito che il figlio Peppino Impastato si trova ancora più in pericolo in seguito alla morte del padre Luigi. In via ufficiale, per tutti sarà un incidente fatale a togliergli la vita. Felicia però è sicura che presto o tardi anche il figlio avrebbe potuto attirare l’ira della mafia. E così avviene: nel ’78 viene ritrovato il corpo di Peppino e Felicia si concede solo qualche giorno di smarrimento prima di costituirsi parte civile. Una decisione presa anche per proteggere Giovanni, l’unico figlio rimastole. “Gli dissi ‘Tu non devi parlare. Fai parlare me, perchè io sono anziana, la madre, insomma non mi possono fare come possono fare a te'”, riferisce Felicia nella biografia La mafia a casa mia. La Impastato rompe così ogni rapporto con i parenti del marito che cercano di ostacolarla e sceglie di viaggiare sui binari opposti, aprendo casa sua a chiunque voglia parlare di Peppino. “Perchè la cosa di mio figlio si allarga, capiscono che cosa significa la mafia“, scrive ancora, “e ne vengono, e con tanto piacere per quelli che vengono! Loro si immaginano ‘Questa è siciliana e tiene la bocca chiusa’. E invece no. Io devo difendere mio figlio, politicamente, lo devo difendere. Mio figlio non era un terrorista, lottava per cose giuste e precise”. Oggi, venerdì 22 maggio 2020, Rai 1 trasmetterà nella sua prima serata il film Felicia Impastato. Verrà raccontata la vita e la battaglia di questa madre coraggio, morta nel 2004 e a soli due anni di distanza dalla condanna di Badalamenti per la morte del figlio.