Vittorio Feltri, Indro Montanelli e Silvio Berlusconi, il direttore di Libero ha rivelato un interessante retroscena sulle pagine del suo quotidiano. La vicenda risale al 1993, alla vigilia della discesa in campo di Berlusconi. Il Cavaliere, come ben sappiamo, decise di fondare Forza Italia e, dopo aver valutato una rosa di candidati tra cui Segni e Martinazzoli, ne divenne il leader. Una mossa che non piacque particolarmente a Montanelli, tanto da spingerlo a lasciare la direzione de Il Giornale…



Silvio Berlusconi puntò proprio su Vittorio Feltri per Il Giornale: «Ingoiai parecchi rospi e non appena presi in mano il timone della baracca di via Negri ricevetti una cinquantina di lettere di dimissioni: mezza redazione si accodò a Montanelli allo scopo di fondare la Voce con il dichiarato proposito di ammazzare il Giornale. Si scatenò una guerra tribale fra i due gruppi editoriali».



Il retroscena di Feltri

Nel lungo intervento su Libero, Vittorio Feltri ha ricordato il passo falso commesso da Montanelli: presenziare alla festa dell’Unità, dove venne fotografato con alle spalle una gigantografia della Quercia, simbolo del partito postcomunista: «Pubblicai l’immagine con molta evidenza in prima pagina. Di qui la svolta: la Voce perse un mare di copie davanti alla prova visiva che Montanelli aveva virato sui progressisti, e il mio foglio tremebondo si trasformò in un gigante di carta. Le nostre vendite superarono quota 200 mila. Il pubblico conservatore non tollerò che il fondatore del Giornale avesse cambiato bandiera. E tornò all’ovile». Vittorio Feltri ha poi rivelato sempre su Montanelli: «All’improvviso, poiché questi si scagliava contro Silvio in ogni occasione, Indro fu portato in trionfo dai compagni. Il che non impedì alla sua creatura di crepare nella primavera del 1995. A decesso avvenuto, Panorama intervistò l’immenso prosatore di Fucecchio. Quesito: «Quando sfoglia il Giornale di Feltri che in edicola sbaraglia cosa pensa?». Risposta: «Mi sembra di avere un figlio drogato, che vellica i peggiori istinti del pubblico». Mia replica: «Esattamente come ha sempre fatto Indro»».

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