Vittorio Feltri cacciato da Libero per decisione di Alessandro Sallusti? Intervistato da Il Fatto Quotidiano è proprio il 78enne giornalista che per primo ha lanciato questa ipotesi ad ammettere: “E che problema c’è? Fa il duce, qualcosa non quadra“. Feltri è convinto di “stare sul gozzo” a Sallusti: “Sì, con me è cambiato, sento distanza. Eppure ricordo di averlo assunto quattro volte“. L’intervistatore ricorda quando Feltri ribattezzò la coppia Sallusti-Santanché “Olindo e Rosa”, come la coppia di Erba: “Ero abbastanza imbufalitoltri per quel che mi aveva combinato facendomi pubblicare il documento-patacca su Dino Boffo (direttore di Avvenire poi dimessosi, ndr). Lui è il condirettore, viene da me e mi dice: abbiamo questo documento su Boffo. Gli faccio: siete sicuri? Hai controllato? Mi fa: certo, tutto apposto. Risultato: l’Ordine mi appioppa sei mesi di sospensione, oltre tutto il casino che ne viene. E lui ancora a dirmi: guarda che Ruini è contentissimo (o forse era Bertone? nrd). Ma va la”.
FELTRI: “SALLUSTI CON ME E’ CAMBIATO”
Vittorio Feltri continua su Alessandro Sallusti: “Se ci volevamo bene? Non esageriamo, però siamo sempre andati d’accordo. Noto che da quando ha pubblicato con successo il libro che gli ha dettato Palamara ha mutato atteggiamento. Da qualche giorno non mi arriva la nota di giornata. Come sai, arrivo in redazione sempre verso alle 10:30, leggo la nota e parto col lavoro. Io ho sempre fatto i giornali scegliendo tre notizie dalla nota. Sceglievo e indicavo. Qui naturalmente do consigli, se richiesti. Ma vedo che non sono richiesti“. Feltri aggiunge: “Ho gli occhi aperti, guardo il giornale, vedo le cose che non vanno e lo dico. Che male c’è? Non mi sembra di aver esagerato. Senaldi non è un genio e si sa. E poi mica ho detto che Sallusti è cornuto“. L’intervistatore gli fa notare che la sua ossessione per i soldi lo ha tradito portandolo a vendere Libero, e questa convivenza difficile è il risultato, ma Feltri ribatte: “Guarda che io cercavo un socio, ma gli Angelucci volevano un giornale tutto per sé. Sono abituati a fare i padroni“.