L’omicidio di Giulia Cecchettin ha riacceso un’intenso dibattito in Italia sul femminicidio e le cause di questo fenomeno, che vede l’Italia tra i Paesi europei in cui il numero di vittime è meno alto. Lo ha detto correttamente la ministra per la Famiglia, Natalità e Pari opportunità Eugenia Roccella alla Stampa, così come è giusto segnalare che negli ultimi anni i femminicidi sono diminuiti, anche se restano troppi, come altrettanto correttamente indicato da Lucio Maran, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Lo confermano i dati: in valore assoluto, infatti, il numero delle vittime di femminicidio è sceso negli anni. D’altra parte, è rimasto stabile in rapporto alla popolazione. Per quanto riguarda il confronto col resto d’Europa, sicuramente non è semplice perché, come sottolineato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), agenzia dell’Ue, non esiste una definizione comune né tra i 27 Stati membri dell’Ue né nella letteratura scientifica.



Pertanto, i dati europei sui femminicidi sono lacunosi: non essendoci una definizione comune, non tutti i Paesi raccolgono dati specifici su questo fenomeno. Ad esempio, Pagella Politica ricorda che per la Commissione statistica delle Nazioni Unite bisogna considerare chi è la vittima, chi è l’autore e qual è il contesto in cui è avvenuto l’omicidio. Così si arriva a tre tipi di omicidi che rientrano nella categoria dei femminicidi: quelli commessi da partner o ex partner, o da un parente; donne uccise da una persona, anche non nota alla vittima, con uno specifico modo di agire o in un contesto legato alle motivazioni di genere. Conoscendo tutte queste variabili, per la Commissione statistica si può avere un quadro esaustivo sul fenomeno del femminicidio.



FEMMINICIDI IN ITALIA: I DATI ISTAT

In un rapporto dello scorso aprile, l’Istat ha confermato che «in Italia non sono disponibili tutte queste informazioni», pertanto la comprensione del fenomeno dei femminicidi è limitata. Grazie alla collaborazione col Viminale, rafforzata l’anno scorso grazie ad una legge per migliorare le rilevazioni statistiche sulla violenza di genere nel nostro Paese, sarà possibile avere informazioni più precise. Ma sulla base dei criteri fissati dalla Commissione statistica delle Nazioni Unite, Istat ha pubblicato alcune stime sui femminicidi in Italia, ma relative solo a tre anni. Nel 2021, anno per il quale ci sono dati più aggiornati, in totale in Italia ci sono stati 104 femminicidi, di cui 70 donne uccise da un partner o ex partner, 30 donne uccise da un altro parente e 4 uccise da «conoscenti in ambito affettivo o relazionale». Invece, nel 2019 erano 101, 106 nel 2020. In tre anni, di cui due caratterizzati dalla pandemia di Covid, il numero dei femminicidi in Italia è rimasto stabile. Nel 2021 le donne vittime di omicidio sono state 119, quasi il 90% è stato vittima di femminicidio. Tra le 15 donne non vittime di femminicidio rientrano due anziane uccise in una rapina, altre due uccise da persone note ma per «problemi di vicinato o altri motivi», le restanti 11 sono state uccise «da sconosciuti con diversi moventi».



Per quanto riguarda i dati sugli omicidi volontari forniti dal Ministero dell’Interno settimanalmente, quelli più aggiornati coprono fino al 19 novembre 2023. Le donne uccise sono state 106, di cui 87 in ambito familiare e affettivo, 55 casi con un partner o un ex partner come assassino. L’anno scorso, invece, tenendo conto dello stesso periodo, le donne vittime di omicidio in ambito familiare e affettivo erano state 91, e in 53 casi l’assassino era un partner o un ex partner. Come evidenziato da Pagella Politica, anche i dati annuali dal 2020 al 2022 evidenziano una tendenza piuttosto stabile. Istat ha messo a disposizione i dati dal 2002 al 2021 sulle donne vittime di omicidio, suddivisi in base al rapporto con l’assassino. Non sono indicate le altre caratteristiche necessarie per individuare un femminicidio, ma sono dati comunque utili per riconoscere alcune tendenze. Infatti, le donne uccise nel 2021 sono scese invece da 187 a 119 del 2002, con una riduzione del 36%.

In rapporto alla popolazione, il calo in vent’anni è meno marcato, passando da 0,64 a 0,39 ogni 100mila donne. Quindi, il quadro è meno netto di quel che potrebbe sembrare. Peraltro, nel calo ha pesato la riduzione di omicidi commessi da estranei, perché nel 2002, tra le 0,64 donne uccise ogni centomila, 0,33 è stato ucciso da un partner, da un ex partner, da un parente o da un conoscente, la tipologia più comune tra i femminicidi. Nel 2021, su 0,39 donne uccise ogni centomila, 0,35 è stato ucciso da un partner, da un ex partner, da un parente o da un conoscente. Nel 2021 quasi il 60% delle donne vittime di omicidio è stato ucciso da un partner o un ex partner. La percentuale sale all’84% se si considerano i parenti. Nel 2002, invece, questa percentuale era del 52%.

FEMMINICIDI IN EUROPA: IL CONFRONTO

Tornando al confronto con il resto d’Europa, ci si può avvalere di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue che pubblica i dati sulle donne vittime di omicidio, indicando se l’assassino è un partner o un ex partner, o un familiare. Queste due casistiche non esauriscono l’insieme dei femminicidi, i dati sono disponibili solo per 20 Paesi e non tutti sono aggiornati al 2021. Comunque, in quell’anno le donne uccise in Italia da un partner o da un parente erano state 0,35 ogni 100 mila abitanti donne, il sesto valore più basso sui 15 disponibili, più alto di quelli di Grecia, Paesi Bassi, Spagna, Repubblica Ceca e Slovacchia. La media europea era di 0,39 donne uccise da un partner o da un parente ogni centomila abitanti, quindi quella italiana è al di sotto. Nel 2019, che è l’ultimo anno con i dati di tutti e 20 i Paesi censiti, l’Italia aveva 0,26 omicidi di donne ogni centomila, commessi da partner o parente. Numeri più bassi del nostro Paese li avevano solo Spagna, Svezia, Grecia, Slovacchia e Cipro. La media europea era anche quell’anno di 0,39.

Anche se il numero assoluto di casi è importante, l‘Italia è comunque terzultima nella classifica ponderata sulla percentuale di donne morte sul totale delle stesse. In testa c’è la Lettonia, dove nel 2020 ci sono stati 2,14 omicidi di donne commessi in famiglia o da partner ed ex ogni 100mila donne, dato che sale a 4,09 considerando anche quelli esterni. Sul podio anche Lituania ed Estonia. La percentuale più bassa è della Grecia (0,16), appaiate Italia e Spagna con lo 0,38, sotto la media europea dello 0,68. Nel rapporto generale di omicidi per popolazione l’Italia è a 0,48, più alto solo del Lussemburgo (0,32) e lontano dallo 0,89 dell’Ue. In numero assoluto, invece, il primato è della Germania: nel 2020 le donne uccise sono state 225. In Italia nel 2022 i femminicidi sono stati 125 su un totale di 319 omicidi. Le donne uccise sono state circa il 39% rispetto al totale, con una punta al 91% se si considerano le vittime di partner o ex partner.

Bisogna però tener conto di tutti i limiti citati, a cui si aggiunge il fatto che mancano i dati di sette Paesi Ue (Portogallo, Polonia, Estonia, Lussemburgo, Danimarca, Irlanda e Belgio), che potrebbero avere statistiche più basse di quelle italiane, e che i dati di Eurostat non raggruppano tutte le tipologie di femminicidio, anche se quelle che riguardano i partner o i parenti sono quelle più comuni.