Emergono particolari sconvolgenti all’indomani del femminicidio di Manuela Petrangeli, la fisioterapista 50enne assassinata a colpi di fucile nel cuore di Roma. Per l’omicidio è indagato l’ex compagno Gianluca Molinaro e a convincerlo a costituirsi, dopo una drammatica telefonata in cui avrebbe confessato il delitto, sarebbe stata la precedente compagna.



Debora Notari, questo il suo nome, lo avrebbe spinto a consegnarsi agli inquirenti e ha descritto ai microfoni di Adnkronos la paura di quei momenti e un pensiero inquietante: “Al posto di quella donna potevo esserci io“. All’agenzia di stampa, ha dichiarato di aver denunciato Molinaro in passato per maltrattamenti, quando la loro figlia era ancora una bambina, e di averlo fatto arrestare. Ma sarebbe rimasto in carcere per pochi mesi, forse un paio, prima di tornare libero e rifarsi una vita. La relazione con Manuela Petrangeli, iniziata successivamente, sarebbe finita tre anni fa, come confermato dalla stessa ex compagna. Al telefono, lui le avrebbe rivelato l’orrore prima dell’arresto, chiedendole consigli su cosa fare dell’arma del delitto:Mi ha chiamato poco dopo le 14 – il racconto di Notari –. Biascicava, mi ha detto ‘Le ho sparato’ e quando ho capito ho pensato di essere finita in un incubo”.



Manuela Petrangeli uccisa con un fucile a canne mozze, l’omicidio e la confessione di Gianluca Molinaro

Manuela Petrangeli lascia un figlio di 9 anni avuto proprio con il suo presunto assassino. Gianluca Molinaro si sarebbe consegnato in caserma, confessando il femminicidio ai carabinieri, dopo una intensa opera di convincimento della precedente compagna. La 50enne sarebbe stata colpita con un fucile a canne mozze, arma che lo stesso avrebbe fatto ritrovare dopo il delitto.

Molinaro, riporta Ansa, lavorava come operatore sociosanitario in un centro di riabilitazione diverso da quello in cui, da anni, la vittima prestava servizio. Tra loro la storia sarebbe finita da tempo, ma si parla di pregresse tensioni che non sarebbero mai sfociate in una denuncia. L’ipotesi è che la vittima temesse di esporre il proprio figlio a dei rischi. Al femminicidio avrebbe assistito una collega di Manuela Petrangeli: “Quell’uomo è arrivato all’improvviso, ha sparato dal finestrino e l’ha colpita a un braccio, poi ha fatto il giro e le ha sparato ancora, questa volta al petto. Abbiamo capito subito che non c’era niente da fare“, la drammatica testimonianza sugli ultimi istanti di vita della 50enne.