Un titolo che desta subito interesse, quello dell’ultimo libro, una raccolta di poesie, della donna considerata l’iniziatrice del movimento femminista, Erica Jong: Il mondo è cominciato con un sì. Per una persona che ha fatto del “no” la sua battaglia di una vita per combattere per la dignità e la libertà della donna sembra una contraddizione. La scrittrice e attivista dice trattarsi “di un sì alla vita. Sì alle persone e all’amore. A nuove avventure. Rimango una rivoluzionaria e ora vedo come il nostro pianeta è minacciato, e così pure la nostra sessualità e le nostre stesse vite. Come possiamo dire Sì in una situazione come questa? Dobbiamo ancora avere energia e passione per la crescita e il cambiamento”. Dunque un prosieguo della sua attività. Per Lucetta Scaraffia da noi intervistata, docente storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza, membro del Comitato nazionale di bioetica, collaboratrice di diverse testate giornalistiche come l’Osservatore Romano, Avvenire, il Corriere della Sera, “si tratta di capire se si parla di consenso. Oggi il consenso delle donne è diventato fondamentale, una cosa nuova e significativa. Che le donne abbiano ottenuto il riconoscimento del loro consenso è davvero importante”. D’altra parte, aggiunge, “questo consenso è stato un po’ mitizzato”. In che senso? “Nel senso che il consenso può essere non solo estorto, ma frutto di una situazione ambientale, di una influenza esterna. Il diritto a dare il proprio consenso dal punto di vista etico è importantissimo, dal punto di vista sociale però ci sono consensi che possono essere estorti”. Chiediamo a Scaraffia che cosa intenda esattamente: “Usando una espressione oggi superata, ci sono tante ragazze di facili costumi con facilità di rapporti sessuali solo per farsi accettare dal gruppo di amici, non perché abbiano voglia del rapporto sessuale. La possibilità di dire sì o no dipende dalla forza della persona che emette il consenso: se la persona è debole socialmente o psicologicamente anche il suo consenso non ha più il valore che deve avere”.
IL MOVIMENTO METOO E L’UTERO IN AFFITTO
Il femminismo dai tempi in cui Erica Jong iniziava la sua attività si è molto evoluto, pensiamo al movimento del #metoo, tanto che in alcune università americane le ragazze prima di un rapporto sessuale devono firmare un atto di consenso: “Mi sembra decisamente eccessivo, anche perché ci sono molte accuse false. Si è passati da una situazione complicata, che era quella degli anni 70, a un’altra situazione complicata”. Proprio in questi giorni si tengono i campionati del mondo di calcio femminile, molti polemizzano dicendo che si tratta solo di un tentativo di assomigliare agli uomini, succede anche sul lavoro: “Dipende dalle situazioni, certe volte avviene altre no, è un giudizio che va dato di volta in volta secondo la situazione. Scaraffia è infine fiera combattente contro l’uso dell’utero in affitto, contro cui si scagliano anche molte femministe: “Sono assolutamente contraria, è una forma di asservimento del corpo femminile. In Francia al proposito c’è un movimento di protesta femminista molto forte”. Però tale pratica ha trovato ampi spazi, ad esempio nel mondo dei cosiddetti Vip che non badano a spese: “È una situazione vergognosa, lo sfruttamento di donne costrette a vendersi e anche ad ammalarsi perché devono prendere grandi quantità di ormoni andrebbe proibito ovunque nel mondo”.