Il dramma del fentanyl in America è giunto anche su Netflix, attraverso una docuserie che sta avendo grande successo, leggasi Painkiller. In media l’abuso di oppioidi al di là dell’oceano causa 200 morti al giorno dal 2021, ed è legata appunto al suddetto fentanyl. Ma a cosa si deve tale epidemia che sembra incontrollabile? In poche parole negli Stati Uniti i medici avrebbero prescritto moltissimi antidolorofici, oltre all’incentivazione da parte delle aziende farmaceutiche, e alla mancanza di un sistema di assistenza sanitaria, cosa che negli Usa è possibile solo previo pagamento dell’assicurazione. Si è così venuto a creare un cortocircuito incontrollato che ha dato vita ad florido mercato nelle mani di narcotrafficanti, che si è ulteriormente sviluppato quando si è deciso di controllare maggiormente la prescrizione e l’uso legale del fentanyl. In Europa i medici sono più attenti nel prescrivere antidolorofici che possono creare dipendenza, ed inoltre c’è un monitoraggio maggiore e un intervento rapido quando si verificano anomalie: l’Ue è quindi al momento al riparo, ma solo al momento.



Sono infatti molti gli esperti che si dicono convinti che prima o poi questa nuova droga arriverà. Nella serie Netflix, la crisi degli oppioidi Usa è imputata in particolare alle derive del capitalismo farmaceutico senza regole. In poche parole le aziende produttrici dagli anni ’90 hanno incentivato in maniera aggressiva i medici a prescrivere oppiacei ad alti dosaggi creando così dipendenza, che poi è ovviamente continuata oltre la prescrizione medica, e spingendo le vittime a continuare l’abuso, incentivando nel contempo i profitti delle stesse aziende farmaceutiche e in generale di un mercato illegale in mano ai narcos.



IL FENTANYL UCCIDE 200 PERSONE AL GIORNO NEGLI USA: I TALEBANI HANNO RIDOTTO LA PRODUZIONE DI EROINA

Non ci vorrà comunque molto affinchè il fentanyl possa arrivare in Europa, anche perchè a breve si ridurrà drasticamente la disponibilità di eroina nel vecchio continente dopo che i talebani hanno deciso di bloccarne la coltivazione in Afghanistan. Già a inizio 2000 era successo qualcosa di simile, e il fentanyl aveva raggiunto l’Estonia, ma ora c’è il rischio che la diffusione sia più capillare.

Enrico Bucci, su Il Foglio, conclude la sua disamina dicendo: “Se un farmaco è prodotto illegalmente e venduto come droga, non per questo la medicina può rinunciarvi, e al contempo dovrebbe essere chiaro che criminalizzare l’uso medico o le aziende produttrici non fermerebbe affatto un fenomeno che è soprattutto illegale nella sua radice, e dunque già criminale. Se lo si facesse, si andrebbero a colpire delle finte cause, rendendo al contempo un inferno la vita di molti pazienti, rinunciando, in una volta sola, sia a scienza che a coscienza”.