Un nuovo interessante studio canadese ha svelato come individuare le tracce di una nuova forma di Fentanyl, droga di cui si è discusso anche durante il recente incontro fra Biden e Xi, che solitamente sfugge ai normali controlli. Il riferimento è di preciso al fluorofentanil, una sorta appunto di “Fentanyl mascherato” che è considerato 5 volte più potente di una dosa normale e che è ritenuto responsabile di diverse morti. Si tratta di una sostanza che sfugge ai test convenzionali e per questo è ritenuta ancora più pericolosa.



A realizzare la scoperta, pubblicata su Analytical Chemistry, è stato un team di ricercatori della University of British Columbia e del Centro provinciale di tossicologia della Columbia britannica: secondo gli stessi è possibile utilizzare la spettrometria di massa ad alta risoluzione per analizzare i campioni di urina e scoprire le molecole di sostanze emergenti sfuggite ai testi. Si tratta di un approccio che secondo gli autori, può salvare molte vite, identificando appunto queste sostanze “nascoste”.



FENTANYL “MASCHERATO” INDIVIDUABILE TRAMITE SPETTROMETRIA DI MASSA: IL COMMENTO DEGLI AUTORI

Michael Skinnider, responsabile dello studio e autore principale dello stesso, ha spiegato che attraverso il nuovo metodo di analisi i ricercatori sono stati “in grado di rilevare una serie di sostanze circolanti nella Columbia Britannica che non venivano intercettate dai test esistenti. Ogni volta che emergono nuove droghe a livello locale, queste sono informazioni importanti che i medici e i funzionari della sanità pubblica possono avere”.

I ricercatori hanno utilizzato il metodo della spettrometria di massa ad alta risoluzione per meglio analizzare 12mila campioni di urina raccolti nella Columbia Britannica dal 2019 al 2022, e dall’analisi sono emersi nuovi oppioidi sintetici, benzodiazepine e stimolanti che erano sfuggiti in precedenza tramite lo screening iniziale, fra cui il sopracitato fluorofentanyl. “L’applicazione regolare di questo processo ci consentirà di rispondere molto più rapidamente all’emergere di nuove sostanze e di ridurre notevolmente il tempo che intercorre tra l’introduzione di una droga nella comunità e la nostra capacità di testarla in modo rigoroso”, ha concluso Aaron Shapiro, autore senior dello studio.