Niall Ferguson, docente e storico britannico, Senior Fellow della Hoover Institution alla Stanford University, ma anche membro del Center for Science and International Affairs di Harvard, ha recentemente parlato della guerra in Ucraina con il quotidiano Libero. Secondo lui non è destinata a finire a breve, “meglio non farsi illusioni. Per molto tempo a parlare saranno solo le armi“. Secondo lui, infatti, sia Zelensky che Putin “sono convinti di poter vincere sul terreno militare”, tenendosi lontani dall’ipotesi di una trattativa con il nemico.
L’obiettivo della politica internazionale, sostiene Ferguson, dev’essere quello di “persuadere sua Kiev che Mosca che per entrambi è più conveniente accettare di sottoscrivere un compromesso“, una scenario che confessa sembrargli “ancora lontano”. Su come arrivare a quell’obiettivo parla chiaro, “l’Unione Europea non gode di alcuna forza autonoma né militare né politica, per portare a termine un simile e difficile compito”. Il professor Ferguson, infatti, spiega che “Bruxelles e i Paesi membri sono stati coinvolti negli aiuti all’Ucraina, perché non avrebbero potuto permettersi in alcun modo di non essere d’accordo con gli Stati Uniti”.
Ferguson: “L’atomica? Possibile, ma solo se…”
Non vuole essere, però, un attacco all’Europa o agli aiuti europei, quello mosso da Niall Ferguson, quando “una verità storica”. Sulle trattative in Ucraina anche lui, come moltissimi altri esperti, concorda che “sono solo gli Stati Uniti ad avere la potenza diplomatico-militare necessaria per poter portare Putin e Zelensky al tavolo delle trattative”. Sostiene, infatti, che agli USA appartengano “sia il controllo delle armi più sofisticate (..) che delle sanzioni che penalizzano in modo pensante la Russia”.
Dietro alla guerra in Ucraina, spiega Ferguson, ci sarebbero ragioni “profonde che attengono alla sfera politico-culturale. Il precipuo interesse di Vladimir Putin è quello d’impedire all’Ucraina di affermarsi come democrazia liberale indipendente e orientata strategicamente verso l’Occidente”, ma il leader russo avrebbe compito l’errore di sottovalutare “la prontezza e la capacità di Kiev nel difendersi”. Ferguson rigetta l’ipotesi che USA e UE, indirettamente, stiano muovendo guerra alla Russia, mentre sull’atomica spiega che “se Putin dovesse avere la consapevolezza circa una totale capitolazione sul terreno della guerra convenzionale potrebbe fare una scelta tanto estrema e pericolosa”, ma ora come ora “le probabilità sono piuttosto basse“.