C’è stato un tempo in cui Giuliano Ferrara e Luca Ricolfi dialogavano anche in maniera veemente sulla politica italiana da posizioni opposte – l’uno più liberista e di centrodestra, l’altro con idee più assimilabili al centrosinistra – ma rispettando l’uno il giudizio dell’altro: la politica 3.0 invece sembra aver cambiato molte “tradizioni” e così accade che in un editoriale sul Foglio l’ex direttore Ferrara si scagli contro il sociologo che non da oggi contesta le politiche e le decisioni del Governo Conte. In un’intervista lunga e argomentata al Huffington Post di Mattia Feltri, Ricolfi sostiene dati che il premier italiano Conte è più assimilabile a Trump e Bolsonaro che non ad altri leader assai meno populisti: Ferrara non ci sta e replica con forza, «per Ricolfi, Conte è un poveraccio, e fin qui i fatti non c’entrano, si tratta di interpretazione o giudizio di valore, cose legittime e anche necessarie in politica. Alla base di questo giudizio sta però l’affermazione che il governo italiano non ha capito nulla dell’epidemia. La conclusione è che le cose si mettono assai male perché siamo governati, come gli Stati Uniti, come il Brasile e come il Regno Unito, da un governo populista». Secondo il fondatore del Foglio l’evoluzione di questo Governo ha un’origine assai particolare che non può essere dimenticata: «Conte 2 nasce dalla crisi di una formula populista, esemplificata dal suicidio politico del senatore Salvini».



GIULIANO FERRARA VS RICOLFI: “LA COLPA È DI SALVINI”

Criticare Conte è politicamente possibile ma per Ferrara sembra essere praticamente “sbagliato”: «è un fatto che in quel governo l’avvocato dello studio Alpa, suggerito maliziosamente e con successo dalla segreteria generale del Quirinale come vice dei vicepresidenti del Consiglio, faceva funzione di reggimoccolo di una cerimonia che gli era sostanzialmente estranea. Tecnicamente è dunque risibile». Per questo motivo, per Giuliano Ferrara è sbagliato attribuire a Conte l’epiteto di populista: «Che cosa ha fatto questo esecutivo populista? Ha fatto come BoJo nel Regno Unito, come Trump, come Bolsonaro? Non parrebbe, secondo un giornalone liberale, pragmatico e clever come l’Economist di Londra». La conclusione però rende poco onore al passato dialogante dei due intellettuali della politica e società italiana: Ferrara non la perdona a Ricolfi e attacca «una ulteriore e imbarazzante dimostrazione di quanto possano odiare la realtà e incensare le loro formule certi intellettuali anche prestigiosi e di riferimento per aree culturali di buona stoffa».

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