Da Agrate Brianza a Maranello la strada è lunga, ma non è molto complicata. Almeno a giudicare dalla scelta annunciata ieri dalla Ferrari di “portare via” da St Microelectronics uno dei suoi manager di punta, Benedetto Vigna, per farne, da settembre, l’amministratore delegato del Cavallino. Nei corridoi dell’azienda italo-francese di microchips definiscono Vigna un “grande” perché da lui dipende un terzo del fatturato e considerano “una grossa perdita” il suo passaggio in Ferrari. Altri nell’azienda di Agrate Brianza lo considerano “uno squalo” per la sua determinazione, ma nessuno mette in dubbio le sue competenze tecnologiche.
Italiano, 52 anni, laureato con lode in fisica all’Università di Pisa, Vigna, ha un curriculum cortissimo essendo entrato in Stm qualcosa come un quarto di secolo fa. All’interno della multinazionale ha fatto, però, molta strada fondando le attività Mems (Micro Electro-Mechanical Systems), una delle più importanti e lucrose dell’azienda. Anche se nessuno o quasi sa di cosa si tratta, ormai i Mems si trovano un po’ dappertutto perché sono dei sistemi integrati e miniaturizzati di microchips e sensori in grado di ottenere informazioni dall’ambiente traducendo le grandezze fisiche in impulsi elettrici, di elaborare le informazioni e di rispondere con determinate azioni.
«Siamo felici di dare il benvenuto a Benedetto Vigna» ha detto John Elkann, presidente di Ferrari, «come nostro nuovo amministratore delegato. La sua profonda conoscenza delle tecnologie che guidano gran parte del cambiamento della nostra industria, le sue comprovate capacità di innovazione, l’approccio imprenditoriale e la sua leadership rafforzeranno ulteriormente Ferrari scrivendo nuovi capitoli della nostra storia irripetibile di passione e performance nell’era entusiasmante che ci attende».
«È un onore straordinario», ha risposto Vigna, «entrare a far parte della Ferrari e lo faccio in egual misura con entusiasmo e responsabilità. Entusiasmo per le grandi opportunità che potremo cogliere. E con un profondo senso di responsabilità nei confronti degli straordinari risultati e delle capacità degli uomini e delle donne di Ferrari, di tutti gli stakeholder della società e di coloro che, in tutto il mondo, provano per Ferrari una passione unica».
Sull’intelligenza di Vigna non c’erano dubbi e la conferma arriva proprio con le sue dichiarazioni. Com’è ovvio i Mems sono largamente usati nel settore automotive, come nella maggior parte dei prodotti complessi o elettronici, ma questo è l’unico punto che collega il prossimo amministratore delegato al Cavallino, quel mondo a parte, fatto di operai superspecializzati, tecnici, tifosi, appassionati in ogni parte del mondo. Sarà una prova difficile. La Ferrari è molto di più di un accrocchio di ferro e microchips, fossero anche i più intelligenti del mondo. Maranello è passione più che marketing, storia più che futuro, entusiasmo più che lavoro, competenze, tecniche e motoristiche, più che organizzazione. Molti sono convinti che non si possa neanche capire l’atmosfera che regna nella fabbrica del Cavallino se si è venuti al mondo lontani dalla Motor Valley, quel pezzo di terra che va da Modena a Bologna.
Vigna è nato in un piccolissimo paese della Basilicata, non sappiamo se abbia mai guidato una Ferrari e nella sua presentazione non si fa nessun accenno alla sua passione per la Formula 1. Sono cose che contano per un manager? In generale, no. Se deve essere il leader della Ferrari, sì. Vorremmo tanto sbagliarci e vedere il Cavallino battere le Mercedes, diventare ancora più iconico ed essere l’immagine di un’Italia che cambia in meglio restando se stessa. Ce lo auguriamo davvero, forti almeno di una certezza: Vigna non potrà mai essere meno rappresentativo del suo predecessore.
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