La casa musicale Capriccio ha appena ripubblicato un cofanetto con due CD con Turandot ed Arlecchino, due opere brevi di Ferruccio Busoni. I due lavori erano stati pubblicati per la prima volta nel 1993 in due distinti CD, ora difficili da trovare ed acquistare. Fare un nuova edizione è una buona idea perché c’è interesse nei tentativi di Busoni di far rivivere la commedia dell’arte, circa cento anni fa, quando l’opera e il teatro musicale in generale erano alla ricerca di nuovi luoghi.
Ferruccio Busoni (1866-1924) è conosciuto soprattutto come pianista e compositore di musica da camera e pianoforte. Tuttavia, le sue quattro opere – l’ultima Doktor Faust ha debuttato postumo – sono importanti e innovative, anche se raramente sono messe in scena. Ho avuto la fortuna di vedere e sentire Turandot due volte: al Teatro Filarmonico di Verona nel 1980 e al Teatro Lirico di Cagliari nel 2018, Arlecchino e Doktor Faust al Teatro Comunale di Bologna rispettivamente nel 2006 e nel 1985. Infatti, le produzioni di queste opere sono rare. Non ho contezza di produzioni recenti di Die Brautwahl, che debuttò ad Amburgo nel 1912.
Qualche parola sul compositore. Busoni nacque a Empoli (vicino a Firenze), figlio di un italiano virtuoso del clarinetto e di una madre di origine tedesca, Alma Weiss, di Trieste. Fu un enfant prodige: il suo primo recital per pianoforte fu a Trieste nel 1873. Studiò a Vienna e si stabilì a Lipsia nel 1886, cercando di farsi un nome come pianista e come compositore. Come professore di pianoforte, lavorò a Helsinki, Mosca e New York prima di fare di Berlino la sua residenza permanente nel 1894. Ha composto sonate per pianoforte e violino e ha scritto un saggio su una nuova estetica della musica. Solo tardi, si avvicinò al teatro, fornendo musica di scena per una produzione di Max Reinhart della Turandot di Carlo Gozzi nel 1905. Durante la prima guerra mondiale si trasferì nella neutrale Svizzera con la sua famiglia. Lì, rimodellò la musica di Turandot in una breve opera in due atti e concepì Arlecchino come un’opera ad atto. L’11 maggio 1917 le due opere fecero il loro debutto a Zurigo. Si tratta di tentativi di creare “la nuova commedia dell’arte”, basata sull’interpretazione di Gozzi della commedia dell’arte ma con il sapore tedesco. Un abbinamento perfetto per il biculturale Busoni. Non è stato il solo a cercare un nuovo percorso per l’opera nella commedia dell’arte: pensate a Casella e a La donna serpente riproposta quattro anni fa a Martina Franca ed a Torino.
I due CD del cofanetto hanno Gerd Albrecht come direttore d’orchestra, la Radio-Symphonie Orchester Berlin, la Rias-Kammerchor e un cast eccellente (René Pape, Linda Plech, Gabriele Schreckenbach, Josef Protschka protagonisti di Turandot; René Pape, Marcia Bellamy protagonisti di Arlecchino).
Cominciamo con Turandot. È completamente diversa dalla versione successiva del dramma di Gozzi messa in musica da Puccini. È fortemente stilizzata e caratterizzata da numeri musicali molto brevi come si può percepire sin dal preludio e dal duetto iniziale. L’umorismo arriva quando entrano i personaggi della commedia dell’arte e pervade l’aria dell’imperatore Altoum. La marcia e la scena sono abbastanza esilaranti, mentre il finale del primo atto è un’aria melodiosa del tenore. Il dramma emerge nel secondo atto, in particolare nell’aria di Turandot. Il tableau finale, tuttavia, è pieno di felicità.
Mentre in Turandot l’ascoltatore può percepire il conflitto interiore del compositore tra due Patrie , Arlecchino è puramente musica tedesca dell’inizio del XX secolo.