Ferzan Özpetek lancia a Domenica In la sua proposta: istituire una festa annuale che possa celebrare l’impegno che medici, infermieri e tutto il personale sanitario mettono quotidianamente nella lotta al coronavirus. “Mi è venuta questa idea – piega il regista – Ho detto fra dieci anni […] i bambini – perché questa che viviamo è una terza guerra mondiale […] – le persone che non hanno vissuto questo periodo cosa chiederanno? Noi – precisa Ferzan Özpetek – dobbiamo avere anche la coscienza di pensare a quello che facciamo oggi per gli altri”. Da qui, la volontà di istituire una giornata per ricordare il sacrificio di chi, in questo periodo così doloroso, non si è mai fermato: “mi è venuto in mente di fare come la festa della dona, della mamma, la festa dei camici bianchi, ai medici, infermieri, tutte queste persone – precisa il regista – che rischiano tutti giorni”. Ferzan Özpetek ha inoltre scoperto un’Italia solidale, “un’Italia completamente altruista”: “Ha un lato positivo questo virus – ammette Ferzan Özpetek – ci ha unito tutti, ci ha fatto diventare altruisti”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
Ferzan Ozpetek: la “Giornata dei camici bianchi”
Ferzan Ozpetek è tra gli ospiti della trentunesima puntata di “Domenica In“, il contenitore di successo condotto da Mara Venier la domenica pomeriggio su Raiuno. Il regista de “Le fate ignoranti” sarà in collegamento da casa per raccontare come sta trascorrendo la sua quarantena per via dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. Proprio in questi giorni Ferzan si è fatto portavoce di una bellissima iniziativa legata proprio a questa pandemia di carattere mondiale che ha colpito al cuore l’Italia, ma anche l’Europa e l’America. Una battaglia contro un nemico invisibile che da circa due mesi ha piegato in due il sistema sanitario italiano e le famiglie che hanno perso un loro caro. Per questo motivo Ferzan, dopo aver chiacchierato al telefono a lungo con alcuni suoi amici medici che hanno lasciato Roma per soccorrere gli ospedali del nord al collasso, ha pensato di lanciare una proposta: quella di istituire la “Giornata dei camici bianchi”.
Ferzan Ozpetek: “Giornata dei camici bianchi? Un ringraziamento per tutti coloro che lavorano negli ospedali”
Un giorno celebrativo per tutti i medici, gli infermieri e il personale sanitario che hanno lottato e continuano a lottare contro il Covid-19. La data scelta è quella del 20 febbraio, come ha suggerito anche Luciana Littizzetto, per un semplice motivo: “penso che la data migliore sia il 20 febbraio, il giorno in cui l’anestesista dell’ospedale di Codogno, Annalisa Malara, ha scoperto che Mattia, il 38enne ‘paziente 1′, era stato attaccato dal Coronavirus”. L’idea di Ferzan Ozpetek, che ha ricevuto il sostegno immediato della SIAE e di tantissimi artisti da Alessandro Gassman a Carlo Verdone, da Caterina Caselli Alessandro Cattelan, da Al Bano ad Alba Rohrwacher. E poi Diodato, Carla Signoris, Andrea Bocelli, Carlo Degli Esposti, Andrea Purgatori, Ambra Angiolini ora è stata inviata al Presidente della Republica Mattarella. Il regista pensando a questo giorno speciale da dedicare ai camici bianchi ha detto: “vorrei che se un bambino, magari tra 10 anni, ci chiedesse ‘Che vuol dire Festa dei Camici Bianchi?’, potessimo raccontare le storie delle donne e degli uomini che hanno lavorato e si sono sacrificati per aiutare gli altri. Sarà anche una giornata di ricordo per quelli che hanno perso la vita, ma soprattutto di festa e ringraziamento per tutti coloro che lavorano negli ospedali. Persone che non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo dimenticare quando questa emergenza sarà finita”.
Ferzan Ozpetek: “sono molto arrabbiato dall’atteggiamento di chiusura dell’Europa”
Nonostante il virus si sia diffuso in larghissima scala in Italia, Ferzan Ozpetek non ha mai pensato di lasciare il paese che tantissimi anni l’ha accolto come un figlio. “Io in questo periodo sono molto patriottico in modo strano, da 43 anni vivo in Italia, ho scelto di vivere qui, nel DNA di questo popolo ci sono i geni di Michelangelo e Leonardo, Marconi. Sono tutti figli di questa terra. Forse è la chiusura di 43 giorni in casa mi amplifica i sentimenti, ho un senso di patria molto forte e sono molto arrabbiato dall’atteggiamento di chiusura dell’Europa” ha detto il regista parlando del suo legame con l’Italia.