Dopo un’edizione 2020 quasi obbligata, a ridosso del secondo confinamento e della seconda chiusura dei cinema che la svuotò di persone e vitalità, la Festa del cinema di Roma che inizia oggi – 14 ottobre – affronta il 2021 con un altro spirito, fosse altro che per la ritrovata capienza delle sale al 100% e per la riconquista poco a poco di un senso di normalità.
Eppure se i grandi festival internazionali hanno saputo fare dei semi stop del 2020 un’occasione per mostrare la ricchezza quantitativa e qualitativa del cinema dopo un anno di blocco forzato, la Festa sembra sulla carta fare più fatica che mai, non potendo contare su un cartellone all’altezza dell’edizione del rilancio. Certo, non ha molto senso giudicare un film dalle assenze, perché le ragioni per cui un film atteso non c’è in un festival possono essere molteplici (ragioni distributive, organizzative, economiche e perché qualitative), ma rispetto ad altre annate anche recenti, l’impressione è quella che i film delle grandi compagnie e dei grandi registi – per esempio Wes Anderson con The French Dispatch o Joel Coen con il suo Macbeth, spesso passati dall’Auditorium Parco della Musica – abbiano un po’ “snobbato” la manifestazione romana e le collaborazioni con importanti festival come Londra o New York o Cannes non abbiano dato i frutti auspicati.
E quindi la selezione ufficiale si ritrova con un programma che sembra un po’ povero e inferiore alle ambizioni del direttore Antonio Monda, che come ogni anno sembra più concentrato sul ricchissimo parterre di ospiti che parteciperanno a incontri ravvicinati e masterclass, da Quentin Tarantino a Tim Burton, dai moltissimi scrittori internazionali (vero fiore all’occhiello della direzione Monda) fino a Jessica Chastain protagonista del film di apertura The Eyes of Tammy Faye che racconta la vera storia di una coppia di tele-predicatori e dello scandalo in cui vennero coinvolti. Chi vuole vedere i film si trova di fronte un programma a rischio bulimia, diviso tra moltissime sezioni e un modo di dividerle anche logisticamente, tra Auditorium, Maxxi e varie sale della città, che rischia di disperdere l’attenzione, specie considerando le difficoltà di una città come la capitale.
Per gli appassionati in ogni caso, il programma vede pochi film di grande richiamo, come Cyrano di Joe Wright, musical che vede Peter Dinklage nei panni del poeta/spadaccino di Rostand, One Second di Zhang Yimou, C’mon C’mon di Mike Mills con Joaquin Phoenix nei teneri panni di un padre e Red Rocket di Sean Baker, un gran numero di opere da scoprire e una riserva di italiani come L’arminuta, il nuovo film di Pif (E noi come stronzi rimanemmo a guardare) e la biografia dei fratelli De Filippo diretta da Sergio Rubini. Per gli amanti del classico, va segnalata la retrospettiva curata da Mario Sesti su Arthur Penn, il regista che con Gangster Story “iniziò” la Nuova Hollywood, mentre i telefili avranno pare per i loro denti con le anteprime di Non strappare lungo i bordi di Zerocalcare, Vita da Carlo di e con Carlo Verdone, A casa tutti bene di Gabriele Muccino e due interessanti documentari, uno sul caso JFK diretto da Oliver Stone come “seguito” del suo celebre film e l’altro su Muhammad Ali, diviso in 4 parti da 2 ore l’una.
A beneficiare di questo programma un po’ traballante è stata Alice nella città, la sezione parallela dedicata ai ragazzi che ha però in cartellone alcuni dei film potenzialmente più forti, sia dal punto di vista del pubblico che dei cinefili o critici: Ghostbusters Legacy che apre e The Eternals – il film Marvel diretto dalla premio Oscar per Nomadland Chloe Zhao – che chiude, Belfast di Kenneth Branagh, Petite Maman di Céline Sciamma e Belle di Mamoru Hosoda. Da domani, Il Sussidiario seguirà la Festa quotidianamente raccontandovi e consigliandovi i film migliori e le perle nascoste del programma. Buon divertimento e buona festa.
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