Una scuola materna di Roma è diventata un caso dopo la decisione di cancellare i lavoretti per la festa del papà. I piccoli studenti, infatti, il 19 marzo non hanno dovuto portare nulla per la festa di San Giuseppe, neppure un bigliettino come era accaduto gli anni prima. Le direttive della scuola quest’anno sono cambiate e la scuola Ada Negri del VII Municipio di Roma è finita nella bufera. I genitori il 21 marzo hanno organizzato una raccolta firme davanti ai cancelli d’ingresso dell’istituto, mentre divampavano le polemiche politiche, con l’attacco della Lega e più in generale del centrodestra. Tutto è partito dalle chat dei genitori dei bambini, in cui si è discusso del nuovo corso per la festa del papà 2024. «Buon pomeriggio come già comunicato dai rappresentanti di classe quest’anno per decisione del coordinatore pedagogico e del collegio dei docenti non si faranno biglietti per la festa del papà e della mamma, per tutelare i bambini che non hanno la classica famiglia», il messaggio arrivato a inizio marzo alle famiglie.



Le chat dei genitori si sono “infiammate” tra chi accoglieva con favore la decisione e chi era invece contrario. La polemica si è trascinata fino al giorno della festa del papà, quando i bambini si sono presentati a mani vuote da scuola. Per Angelo Valeriani e Maurizio Politi, esponenti locali della Lega, si tratta di un episodio «grave e discriminatorio». In una nota hanno scritto che «non aver permesso di celebrare la festa del papà per garantire la presunta inclusione delle famiglie arcobaleno è una scelta frutto di esclusivo furore ideologico e voglia di farsi pubblicità sulla pelle dei bambini». La Lega ha aggiunto che le famiglie hanno presentato un esposto al ministero dell’Istruzione e del Merito per chiedere chiarezza e un intervento degli organi vigilanti.



LO SCONTRO TRA LA PRESIDE E IL COMUNE DI ROMA

La preside Maria Cristina Liberi, dal canto suo, si è difesa sulle polemiche riguardanti la festa del papà spiegando che sono state applicate le linee guida comunali. Ma il Comune ha negato, oltre a chiedere di evitare polemiche. «La scuola stava conducendo un laboratorio educativo proprio sulla famiglia, condiviso col consiglio di scuola, partito il 19 marzo. Naturalmente ogni gruppo educativo e scolastico valuta quali sono gli strumenti e le pratiche educative più adeguate per non creare situazioni poco inclusive nei confronti dei bambini e delle bambine che frequentano il nido o la scuola dell’infanzia: le famiglie sono molto diverse, non c’è bisogno di invocare lo spettro del gender, a volte tristemente una mamma o un papà che non ci sono più. La riflessione su questo va sempre posta in termini di maggiore inclusione e garanzia delle diverse situazioni e sensibilità, non di censura», la spiegazione dell’assessore capitolina alla Scuola, Claudia Pratelli, riportata dal Corriere della Sera. La preside è poi tornata alla carica ai microfoni del Tg4: «Noi a scuola abbiamo superato gli stereotipi, attenendoci a delle linee guida. La pedagogia non fa più riferimento a vecchi lavoretti, strutturati e stereotipati, ma a un processo educativo». Eppure, ci sono alcuni insegnanti della scuola materna contrari a questa decisione…

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