IL DISCORSO DI MATTARELLA (PARTE 1)
«Sono passati 75 anni da quando il voto del Referendum 2 giugno 1946 gli italiani scegliendo la Repubblica cominciarono a costruire una nuova storia»: inizia così il suo discorso della Festa della Repubblica il Presidente Sergio Mattarella. Dopo due crisi – economica e pandemica – oggi è il tempo di «costruire il futuro, esattamente come all’epoca». Dopo la tragedia della guerra ieri, della pandemia Covid oggi, occorre «ripartire dalle donne e dagli uomini che hanno avuto il coraggio di resistere e lottare»: da dover ricominciare non fu facile 75 anni fa, come del resto anche oggi.
«Il rischio della spaccatura fu salvato dalla scelta repubblicana, unità e coesioni furono più forti delle divisioni e delle spaccature»: Mattarella sottolinea la grande stagione costituente come punto di massima unità politica e comunitaria, proseguendo il suo costante paragone tra il 1946 e oggi, 2021. «A me oggi sta a cuore rintracciare quello che precede all’epoca la Costituzione, parlo della vita delle persone di questo Paese che diedero il contributo a costruire il futuro del Paese», prosegue il Capo dello Stato nel suo ultimo discorso per le Celebrazioni del 2 giugno. Citando De Gregori, Mattarella dichiara «la storia siamo noi e nessuno si senta escluso»: serve una partecipazione «civile, politica, sociale con la volontà di cambiare il mondo». In questo 2 giugno si ricorda la ricostruzione dell’Italia dopo le macerie: la Costituzione è «viva» e si invera «ogni giorno nelle responsabilità nostre della politica e vostre dei cittadini».
DONNE E LIBERTÀ: IL DISCORSO DI MATTARELLA (PARTE 2)
La democrazia, continua Mattarella, «è continuo processo per sviluppare la centralità delle persone, più importante degli interessi». Il richiamo va poi a partiti, forze sociali e società civile, «che sappiano superare i momenti bui come già fecero durante gli anni bui del terrorismo. A salvare la democrazia in quel passaggio drammatico fu la straordinaria mobilitazione popolare contro la violenza, una risposta di popolo che spazzò via le assurde pretese terroristiche». La Repubblica è «libertà e democrazia, come legalità» avverte Mattarella facendo memoria chi ha pagato con la propria vita l’impegno proprio contro terrorismo e mafie. È un discorso a tutto tondo quello di Mattarella in questo 2 giugno, un concentrato di riflessioni e ricorsi storici in questi lunghi 75 anni di Repubblica: «c’è fortissimo legame di fraternità e umanità tra la Repubblica e i propri cittadini, sempre e comunque, dai terremotati ai migranti». Nella nostra Carta vi è il principio rappresentato dell’uguaglianza di tutti i cittadini: «è un cammino ancora incompiuto, come la condizione femminile, le differenze economiche e territoriali. Non siamo ancora al traguardo della piena parità, specie per le donne sul posto di lavoro». Sul piano dei diritti civili l’Italia oggi è «migliore rispetto a 75 anni fa, anche grazie a testimoni di civiltà come abbiamo tra noi, Liliana Segre». Nel “bilancio” di Mattarella sul cammino della Repubblica si pone un dato incontrovertibile: «75 anni fa si pativa la fame, ma le grandi riforme hanno trasformato in meglio questo Paese. La nostra Repubblica è ancora imperfetta come evasione fiscale, morti sul lavoro e differenze sociali».
Eppure, sottolinea il Presidente della Repubblica, la nostra storia è tutt’altro che una sequela di insuccessi: «qualcuno a volte di ce che lo spirito costruttore di allora si è smarrito, superato da logiche emergenziali e stantie. Ma il Paese non è fermo, nulla sarà come prima dopo la pandemia sappiamo che sarà così: cambiati gli stili di vita, le domande sul futuro, sulla salute e la sostenibilità ambientale. Cambiano le priorità della politica e dell’economia globale». La Repubblica, per Mattarella, ha tutte le risorse per sostenere tali urgenze e programmi: «c’è ancora uno spirito da costruttori, non siamo fermi. Abbiamo le carte in regola per farcela, servirà il valore della connessione della Repubblica con i suoi cittadini». Come visto nella pandemia, si è riscoperto il senso civico nelle frontiere più esposte al virus: lo Stato, spiega il Presidente, si è ritrovato connesso e al centro di una solidarietà fraterna «nessuno ce le fa da solo, abbiamo bisogno sempre degli altri». La vera risorsa che l’Italia ha per uscire anche da questa crisi si chiama Europa: «è anch’essa figlia della scelta repubblica, è luogo e presidio di sovranità democratica, oasi di pace in un mondo di guerre e tensioni». Serve garantire ai giovani, ribadisce Mattarella, i nuovi diritti di cittadinanza, anche digitali: «impegnatevi voi giovani nelle sfide nuove a cominciare dalla transizione sostenibile ambientale, trasmettete valori e cultura per far crescere le persone in maniera umana e sociale, combattendo la sub-cultura dell’odio e del disprezzo dell’altro». Mattarella invita i giovani a scrivere loro ora la storia della Repubblica, «siate voi i protagonisti del nostro futuro, viva il popolo italiano, viva la Repubblica».
QUI LA DIRETTA VIDEO STREAMING DEL DISCORSO DI MATTARELLA
LA CERIMONIA AL QUIRINALE
Dalle ore 19 in diretta video streaming dai canali del Quirinale, andrà in onda l’ultima cerimonia nel Cortile d’Onore per la Festa della Repubblica Italiana: il Presidente Sergio Mattarella terrà il suo ultimo discorso da Capo dello Stato (a meno di clamorose “proroghe” del suo Settennato) prima dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica il prossimo gennaio 2022. Davanti alle alte cariche dello Stato e ad un’inedito ma nutrito gruppo di studenti delle scuole, Mattarella pronuncerà il suo messaggio di unità della nazione cui non dovrebbero mancare neanche qualche “velato” riferimento alla necessità di unità anche politica nei prossimi mesi durante il Semestre Bianco (dove non si possono sciogliere le Camere in quanto a soli 6 mesi dal cambio al Quirinale e dove per l’appunto si teme che il Governo Draghi possa ricevere qualche “spaccatura” interna).
Come ha ribadito ieri sera il Presidente della Repubblica prima del Concerto per i 75 anni dal 2 giugno 1946, «La concezione di un bene comune, più importante di ogni particolarismo, ci ha portato ad essere convintamente parte della Unione Europea, elemento imprescindibile della nostra stessa identità nazionale. La terribile esperienza della pandemia e dei suoi effetti ha reso evidente la profonda interdipendenza dei destini dei nostri popoli: soltanto efficaci forme di coordinamento si sono dimostrate utili per contrastarla e sconfiggerla. Questa cooperazione è chiamata a sostenere le opportunità offerte da una nuova stagione di ripresa e rinascita, civile ed economica. Un nuovo inizio per una comunità internazionale che voglia affrontare con successo le sfide della sostenibilità dei modelli di vita e della lotta alle disuguaglianze. Mi permetto di invitare, a questo fine, a trovare le tante ragioni di un impegno condiviso, che non attenua le differenze, ma unisce gli sforzi di tutti contro i nemici dell’umanità». (agg. di Niccolò Magnani)
L’ITALIA UNITÀ E IL MESSAGGIO DEL QUIRINALE
I 75 anni della Repubblica italiana, anche quest’anno senza la tradizionale parata in via dei Fori imperiali a causa delle limitazioni legate alla pandemia. Mattarella tuttavia non poteva esimersi dal recarsi all’Altare della Patria per depositare la corona d’alloro al Milite ignoto. “Il Paese è grato alle forze armate per valore dimostrato in emergenza”, ha commentato il Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica nel messaggio inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli ha asserito, come riporta Il Messaggero: “Settantacinque anni fa, riconquistata la libertà, il popolo italiano poté, con il referendum del 2 giugno 1946, scegliere il proprio destino. Il voto per la Repubblica consentì all’Italia di intraprendere il percorso della democrazia, del progresso sociale, dello sviluppo. Un passaggio storico tanto atteso e fondamentale per tutti i cittadini duramente provati da una stagione di guerre e dalla dittatura. Un patto di cittadinanza sancito dal suffragio universale che, per la prima volta, includeva in maniera completa il voto femminile. Gli italiani e le italiane, insieme, per una nuova Italia”. Mattarella ha poi ricordato come da allora il processo di crescita e consolidamento della democrazia non si sia mai realmente interrotto superando anche prove terribili come il terrorismo.
“Rinnovo, con particolare commozione, la gratitudine del popolo italiano a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per l’Italia e alle loro famiglie costrette a convivere con un dolore incolmabile”, ha aggiunto il presidente Mattarella ribadendo quanto il Paese sia stato unito in vista della rinascita. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL 75° ANNIVERSARIO DEL REFERENDUM DEL 2 GIUGNO
Sono scattate alle ore 10:00 di oggi, 2 giugno 2021, le celebrazioni per il 75esimo anniversario della Festa della Repubblica. Come da tradizione il presidente Sergio Mattarella ha reso omaggio all’Altare della Patria, l’imponente monumento dedicato al Milite Ignoto per cui quest’anno cade anche il centenario. Ovviamente non si è tenuta la classica parata militare, viste le misure di restrizione covid, ma c’è stato il suggestivo passaggio delle Frecce Tricolori che con il loro rombo, e soprattutto, i loro fumi bianco, rosso e verde, in richiamo della bandiera italiana, hanno colorato i cieli sopra Roma, come un lungo abbraccio che ha unito la penisola intera, oggi più che mai visto il periodo che stiamo vivendo.
Il presidente parlerà poi questa sera, attorno alle ore 19:00, nel cortile d’Onore del Quirinale, chiudendo così il 75° anniversario della festa della Repubblica Italiana tenendo un discorso davanti alle più alte cariche dello stato, a anche ad un gruppo di studenti delle scuole, fra le principali vittime della pandemia di covid a causa dei numerosi mesi di Dad svoltisi soprattutto nelle regioni più falcidiate dalla pandemia. Celebrazioni che si erano aperte ieri sera, sempre al Quirinale, con l’orchestra diretta dal Maestro Jakub Hrůša e una straordinaria esibizione di Roberto Bolle, che aveva danzato assieme a Virna Toppi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FESTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA 2 GIUGNO 2021, 75° ANNIVERSARIO, PAROLE DI MATTARELLA
Si sono aperte nella giornata di ieri le celebrazioni per il 75° anniversario della Repubblica Italiana, la 75esima Festa della Repubblica. Nell’occasione il presidente Sergio Mattarella, che oggi come da tradizione deporrà una corona di alloro all’Altare della Patria in Roma, ha inviato un messaggio ai prefetti italiani, ricordando il fondamentale senso della collettività che deve essere alla base del nostro vivere. Una festa che viene celebrata dall’Italia “nel segno dell’impegno collettivo – le parole del Capo dello Stato riportate da Repubblica.it – per il rilancio del Paese e della ricerca di nuove prospettive di sviluppo e modernizzazione”.
In serata Mattarella ha incontrato il corpo diplomatico al Quirinale, aggiungendo: “La concezione di un bene comune, più importante di ogni particolarismo, ci ha portato ad essere convintamente parte della Unione Europea, elemento imprescindibile della nostra stessa identità nazionale”. Il presidente ha voluto ricordare anche l’immensa Carla Fracci, etoile della Scala scomparsa la scorsa settimana, (“grande figura della cultura italiana”), per poi ringraziare il maestro Jakub Hrusa, colui che ha diretto l’orchestra presso il concerto organizzato nel cortile d’onore del Quirinale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FESTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA OGGI 2 GIUGNO 2021: 75° ANNIVERSARIO REFERENDUM
Oggi, mercoledì 2 giugno 2021, si celebra la Festa della Repubblica, giunta ormai al suo anniversario numero 75: tanti, infatti, sono gli anni trascorsi dal 2 giugno 1946, quando gli italiani e, per la prima volta in assoluto nella storia del nostro Paese, le italiane furono chiamati alle urne, per un referendum che avrebbe cambiato il futuro dello Stivale. In quella circostanza, infatti, si domandava alla popolazione se l’Italia dovesse rimanere una monarchia o se, invece, essa dovesse essere sostituita da un governo a carattere repubblicano. Il responso, seppur non contrassegnato da distanze incolmabili, fu chiaro a tutti: vinse la Repubblica.
In quella medesima circostanza, il popolo italiano dovette anche provvedere alla nomina di un’Assemblea Costituente, incaricata di scrivere la nuova Costituzione, giunta fino ai giorni nostri e tesoro dal valore inestimabile per le presenti e future generazioni. All’interno dell’Assemblea si registrò l’affermazione di tre partiti: la Democrazia Cristiana, che vide riconoscersi il 35% dei voti, il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano. Risultato invece non lusinghiero per il Partito d’Azione, che decise addirittura di sciogliersi dopo avere ricevuto appena l’1,5% dei voti. Trascorsero 23 giorni e, il 25 giugno 1946, l’Assemblea Costituente avviò in via del tutto ufficiale i lavori, presieduti da Giuseppe Saragat.
FESTA DELLA REPUBBLICA: LA COSTITUZIONE ENTRÒ IN VIGORE UN ANNO E MEZZO PIÙ TARDI
La Festa della Repubblica coincide dunque con il referendum del 2 giugno 1946, ma per l’entrata in vigore della Costituzione italiana si dovette attendere il 1° gennaio 1948, dal momento che il documento, per la sua importanza fondamentale e per la sua complessità, fu completato nel dicembre 1947. Con la Costituzione, l’Italia era una Repubblica parlamentare, con un Presidente, massima carica dello Stato, eletto in Parlamento e per la durata di sette anni, a cui furono assegnati ruoli rappresentativi (unità del territorio e capo dell’Esercito). Si optò altresì di affidare il potere legislativo a un Parlamento bicamerale (cinque anni di durata), suddiviso – com’è ancora oggi – in Camera dei Deputati e Senato della Repubblica e, peraltro, con la Costituzione fu vietata la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista. Il primo presidente del Consiglio dei Ministri fu Alcide De Gasperi, della Democrazia Cristiana, che ebbe subito da affrontare la delicata questione connessa al Sud Tirolo, assegnato all’Italia dalle potenze vincitrici, nonostante vi fosse una buona parte di popolazione germanofona. De Gasperi, che era anche ministro degli Esteri, arrivò a miti consigli con il collega austriaco Karl Gruber, arrivando a creare la regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige, con ampie autonomie e con l’ufficializzazione della lingua tedesca accanto a quella italiana.
FESTA DELLA REPUBBLICA: I SIMBOLI
Oggi, mercoledì 2 giugno 2021, si celebra l’anniversario numero 75 della Festa della Repubblica italiana ed è bene effettuare una rapida ricognizione circa i principali simboli connessi a questo giorno e, più in generale alla nostra nazione. Si va dalle Frecce Tricolori, la flotta aerea acrobatica più spettacolare al mondo, al Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, meglio conosciuto con il nome di Vittoriano, ubicato in piazza Venezia, a Roma, e per metonimia spesso denominato Altare della Patria. Vi è poi lo stendardo presidenziale, che costituisce, nel nostro ordinamento militare e cerimoniale, il segno distintivo della presenza del Capo dello Stato e segue perciò il Presidente della Repubblica in tutti i suoi spostamenti. Inoltre, dal 5 maggio 1948 l’Italia repubblicana ha il suo stemma ufficiale, al termine di un tortuoso percorso creativo durato ventiquattro mesi, due concorsi pubblici e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti. Quello iniziale (provvisorio) riproduceva un’Italia circondata da una cinta di torri tra due rami di alloro: fu poi sostituito dalla corona d’alloro attuale, che incornicia una stella bianca a cinque punte e una ruota, simbolo della laboriosità del Paese. Infine, impossibile non menzionare l’inno nazionale, noto anche come Inno di Mameli, e la bandiera tricolore.