Non è la prima volta purtroppo e rischia di non essere l’ultima che mezzo paese si ritrova in piazza, contro ogni ordinanza del Comune, per “festeggiare” con concerti, fuochi e botti l’uscita dal carcere di due affiliati alla malavita: succedeva in Sicilia, è successo in Calabria e succede oggi in Campania, per la precisione a Pozzuoli dove nelle scorse ore due considerati affiliati ai clan più potenti dell’area flegrea (i Longobardi e i Beneduce) sono usciti dopo anni di carcere e sono stati accolti da fuochi d’artificio, champagne come se piovesse, feste in piazze e concerto di un cantante neomelodico (Anthony, ndr) come se venissero celebrati degli eroi. Il Comune di Pozzuoli aveva ordinato strade libere e soprattutto non aveva dato alcun permesso ai “festanti” di bloccare il traffico per tale evento, eppure è avvenuto lo stesso con la netta sensazione – chiarisce il Mattino – che la Camorra voglia ancora far sentire il proprio controllo sul territorio. Il 48enne Giovanni Illiano detto «Fasulillo» e il 41enne Silvio De Luca «’o nanetto» sono usciti dopo 10 anni di carcere e il tam-tam cittadino ha portato centinaia di persone in piazza per accogliere il loro ritorno a casa.



POZZUOLI, IL DISPREZZO DEL SINDACO PER LA “FESTA” IN PIAZZA

«Più assordante dei fuochi d’ artificio è il silenzio degli onesti», spiega a La Stampa Tonino Palmese, alla guida della Fondazione Polis, l’ente che assiste le vittime innocenti della criminalità organizzata in Campania. «Queste ostentazioni di trionfo sulla legalità sono uno schiaffo morale alla società civile. E appaiono patetiche anche quelle canzoni poi riprese da tanti ragazzini», spiega ancora Palmese, chiosando la sua amara riflessione «Bisognerebbe far capire che questi signori non sono dei Robin Hood, ricordare le loro vittime. E mi auguro pure che cresca l’ attenzione della giustizia verso questi inquietanti segnali di rioccupazione dei territori». La società civile non ci sta, con il magistrato Alfredo Guardiano che sempre alla Stampa lamenta quanto successo a Pozzuoli come “costante” di quanto purtroppo ogni anno Napoli e non solo si ritrova a dover “sopportare”: «L’ aspetto più preoccupante è il notevole consenso popolare che la figura del criminale continua ad avere in questa città e nel Sud. Non mi è sembrata la manifestazione di una pur legittima soddisfazione per il ritorno dei propri cari in famiglia, piuttosto una riaffermazione del potere all’ interno del quartiere. Le canzoni poi – aggiunge Guardiano – svolgono un ruolo importante nella costruzione di un certo immaginario, penso al film sul famoso processo Cuocolo d’inizio Novecento con il brano-chiave intitolato non a caso “Tradimento”». Forte condanna arriva anche dal sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia commentando quanto avvenuto a fine della scorsa settimana: «Pozzuoli non è una città di camorra e provo disprezzo assoluto verso chi ha voluto omaggiare il ritorno dal carcere di membri appartenenti ai clan. Loro, i camorristi, non sono nessuno, non valgono nulla. Rovinano soltanto l’immagine di una terra e di una comunità di gente perbene che lotta ogni sacrosanto giorno per affermare regole, rispetto e legalità».



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