Capisco bene che Amadeus voglia fare il moderno, l’innovatore a tutti i costi. Ma, alle volte, il modo migliore per essere veramente pionieri sta proprio nel sapersi voltare alle spalle. Guardare indietro, riscoprendo quanta bellezza e ricchezza da troppo tempo dimenticate attendono soltanto di essere riscoperte, vittime di una iniqua disattenzione che non ne pregiudica affatto il valore.
In una transizione storica contingente quale quella della pandemia da Covid-19 in cui il popolo è confuso, stanco, deluso, ritrovare unità, armonia e concordia almeno innanzi ai beniamini delle sette note nazionali potrebbe assumere anche un valore terapeutico. E altresì essere la strada giusta per restituire un senso dello Stato comune e condiviso almeno sotto il profilo della canzone.
Sono moltissimi, infatti, i grandi nomi della musica da lunghi anni ignorati e osteggiati dalla continua indifferenza loro reiteratamente riservata dalle varie Commissioni del Festival di Sanremo. E che, pur portando con sé in dote carriere consistenti dense di immortali successi, spesso e (mal)volentieri restano quasi sempre per lo più al di fuori della rosa dei fortunati in gara. Si tratta, in realtà, dei cantanti più noti e amati dal 90% della popolazione. Quelli che fanno il maggior numero di serate, tanto nelle piazze che nei teatri, allietando e coccolando il Paese durante tutto l’anno. Che risenti in radio e ti ricordano anni e amori straordinari. I più richiesti dai maggiori programmi della tv generalista intenta a celebrare i momenti cult della storia d’Italia.
Sarebbe fantastico riascoltare a Sanremo 2021 su nuovi brani il pathos di figure di incommensurabile calibro quali in primis l’immensa e affascinante Antonella Ruggiero, ex leader dei Matia Bazar ancora oggi ineguagliabile e raffinata solista che ha appena pubblicato un meraviglioso, nuovo album live intitolato ‘Empatia’.
Ma anche voci virtuose e altrettanto capaci di arrivare dritte al cuore quale quella della leggendaria e da troppo tempo ingiustamente assente Anna Oxa. Incluse le brave Ivana Spagna, Gerardina Trovato, Donatella Rettore, Silvia Salemi e il neonato trio di appassionate cantautrici Rossana Casale-Grazia Di Michele-Mariella Nava, artefici di uno stile delicato e suadente come la rugiada come si posa sulla rosa. E, con loro, la classe di artiste straordinarie, ciascuna nel proprio genere, come le talentuose Marina Rei, Carmen Consoli e Paola Turci. Ci sono anche l’ottima Silvia Mezzanotte (l’altra grande voce storica della band di ‘Vacanze Romane’), Mietta e Simona Bencini con i suoi scoppiettanti e coinvolgenti Dirotta Su Cuba, la band dal sapore acid-jazz e funky che tutta Europa ci invidia. Fuoriclasse, queste ultime, che vedrei bene insieme anche con tanto di tour congiunto, avendo dimostrato sugli schermi Mediaset di ‘All Together Now’ un inedito, convincente feeling.
Tra i cantautori prolungati assenti che potrebbero certamente infiammare il Teatro ‘Ariston’ facendo la differenza senza dubbio v’è il trascinante e grintoso Andrea Mingardi, l’uomo dalle solide radici soul e innamorato del blues tra le firme prestigiose ad aver scritto più inediti per l’impareggiabile Mina. E con lui Fausto Leali, altro esponente made in Italy che profuma di black music. Passando poi attraverso poeti indiscussi quali Danilo Amerio (uno che negli anni Novanta conobbe meritatamente un clamoroso successo), Gatto Panceri e Michele Zarrillo, tutti virtuosi veraci della voce e del romanticismo fatto canzone per sé e per altri cui hanno regalato intramontabili hits.
Senza dimenticare garanzie assolute di qualità come Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi. E Paolo Vallesi, che merita davvero di rimettere piede alla grande su quel magico palco da cui tutto ebbe inizio, magari in compagnia di Francesco Baccini, Marco Masini e Gigi D’Alessio (attualmente stimato coach a ‘The Voice Senior’ su Raiuno). Sul versante Napoli meriterebbero nuovamente spazio voci magnetiche e preziose che portano il nome di Eduardo De Crescenzo, Enzo Gragnagniello e l’ottimo Gigi Finizio. Tra le band, invece, gli Stadio, i Nomadi, uno fra i vari gruppi dei New Trolls e i nuovi Matia Bazar di Fabio Perversi (unico superstite della line-up degli anni 2000) potrebbero costituire un interessante ritorno in video per quelle formazioni artistiche autrici di evergreen senza tempo: e, certamente, ancora capaci di sfornare gradite sorprese in formato pentagramma, in un mix equilibrato fra membri storici e new entry pronte nuovamente a stupire.
Una cosa è certa: i rapper vivono di click, molto meno di concerti. Destinati a essere ricordati decisamente in misura inferiore nel tempo rispetto a tutti questi giganti della canzone ancora amatissimi dagli italiani. Perché per i millennials la musica, più che un fatto di idoli, conta esattamente come lo yogurt: un barattolo da consumare in fretta, indipendentemente dalla marca. Poi, avanti il prossimo.