TUTTE LE GAFFE DELLA STORIA DI SANREMO

Con l’apertura del 72esimo Festival di Sanremo è inutile negare che gran parte delle “fortune” della kermesse canora sono passate dal carico di polemiche, gaffe, censure e addirittura scandali, divenuti piccoli-grandi momenti per lo spettacolo e la cultura italiana.

Dai più giovani alle glorie passate, Sanremo è un aggregato di musica e polemiche praticamente dalla notte dei tempi: dall’eurostecca di Claudio Villa nel 1957 durante “Cancello tra le rose” al piano in mondovisione di Mina durante l’esecuzione del suo brano “Io amo tu ami” nel 1961: ma come dimenticare gli ultimissimi “intoppi” nella diretta del 2020 quando la lite iconica tra Morgan e Bugo costrinse Fiorello e Amadeus a gestire qualcosa di mai visto, uno scontro tra due cantanti in gara assieme durante l’esecuzione del brano, con tanto di finta sceneggiata passata alla storia dei meme “dov’è Bugo?”. Fu quello tra l’altro l’ultimo vero elemento di “normalità” prima dello scoppio della pandemia e delle conferenze stampa in piena notte del Premier Giuseppe Conte.



POLEMICHE E SCANDALI: IL NODO “CENSURA”

Le polemiche vanno e vengono, così come i casi passati alla storia del 1996 – “La Terra dei Cachi” di Elio fatta “perdere” (secondo posto) per far trionfare un più classico sanremese Ron e Tosca (con Striscia che aveva “azzeccato” il podio perfetto) – e del 1998 quando Raimondo Vianello, per problemi del traduttore in cuffia, di fatto liquida in fretta l’ospitata della popstar mondiale Madonna. Ospite nel 2012, Adriano Celentano attacca la stampa cattolica creando forte imbarazzo nella Rai: «Giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana sono ipocriti, andrebbero chiusi definitivamente. Parlano di politica anziché di Dio» (dopo che i giornali avevano criticato il costo per il servizio pubblico dell’ospitata del Molleggiato). «Faccio questo […] come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io, tu e le rose’ (brano di Orietta Berti, ndr) in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione»: questo messaggio scritto da Luigi Tenco e fatto trovare nella sua stanza d’albergo prima del suicidio è passato purtroppo tristemente alla storia. Era il 1968 e sulla scia di quel momento shock per la musica e la cultura italiana l’anno dopo, a Sanremo, viene stoppato l’iconico “Meraviglioso” di Domenico Modugno in quanto parlava nel testo di un aspirante suicida (ispirato alla trama de “La vita è una cosa meravigliosa”). Che dire poi del 1983 quando Vasco Rossi abbandona il palco prima della fine della sua canzone in protesta contro l’obbligo del playback (oggi per fortuna eliminato); qualche anno più tardi, nel 1992, Pupo fa scalpore dopo la sua eliminazione, affermando di aver «comprato il 4 posto al Festival del 1984» tramite l’acquisto di schedine del Totip per 75 milioni di lire. Potremmo andare avanti all’infinito, ma come non citare l’attacco di Nek all’aborto, il finto tentato suicidio dalla galleria dell’Ariston di Pino Pagano “sventato” da Pippo Baudo e pure lo “scandalo” di Roberto Benigni che attacca in un sol colpo Cossiga, il Papa Giovanni Paolo II e la Democrazia Cristiana. Non è poi mancata anche l’accusa di censura su artisti e ospiti: ne citiamo uno su tutti, il grande Massimo Troisi che venne invitato nel 1981 ma con richiesta di copione prima della puntata, tanto che rifiutandosi di venire il comico napoletano dichiarò «Mi hanno detto che posso parlare di tutto tranne che di religione, politica, terrorismo e terremoto. E allora sono indeciso tra una poesia di Giovanni Pascoli e una di Carducci». Perché tutto questo? Perché Sanremo è Sanremo…



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