“La globalizzazione non è in sé né un bene né un male: può essere l’uno o l’altro, dipende dal cuore con cui gli uomini la concepiscono e la realizzano. La globalizzazione dei ricchi egoisti, preoccupati solo di arricchirsi a spese di altri ricchi, lasciando i poveri per ultimi certamente non rientra nello sguardo della dottrina sociale della Chiesa”. Non ha rinunciato a forti richiami d’attualità, monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, intervenendo a Verona all’ultima giornata del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa. Né ha mancato, il vescovo già segretario generale della Cei, di ricordare monsignor Adriano Vincenzi: ideatore e anima storica della manifestazione, così come Cattolica Assicurazioni ne è stata sostenitrice in tutte le dieci edizioni attraverso Fondazione Cattolica. Anche in quella 2020 che ha vinto la sfida del lockdown rilanciandosi come evento di rete in 24 città italiane. “L’essere Chiesa esige presenza, partecipazione, scambio di parole e gesti: quando questi non ci sono qualcosa indubbiamente manca. Con la pandemia c’è tuttavia oggi la necessità di privarsi di qualcosa per un bene maggiore. E poi molti, in questi mesi, sono stati stimolati a cercare modi nuovi per essere vicini”.
In una lunga conversazione con il direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello, Galantino non ha eluso le dimensioni del confronto – talora ruvido – tra il cattolicesimo e il potere politico. “Lo dico amaramente, non mi pare che gli ultimi governi abbiano mostrato reale attenzione alle linee ispiratrici della dottrina sociale della Chiesa”, ha osservato il vescovo, già segretario generale della Cei. “Se ultimi e bisognosi fossero stati davvero al centro di progetti politici, la società italiana non si troverebbe in questa situazione”. Se Galantino è stato fermo sul primo impegno della Chiesa è di essere “sussidiaria” a chi è più fragile, è stato tuttavia netto nell’affermare che “la decrescita normalmente non piace a nessuno”. I cattolici devono avere lo stesso coraggio testimoniati da Papa Francesco nel battersi sempre per una più equa ripartizione delle risorse e dei prodotti, con un’attenzione reale per il rispetto del creato: “L’ambientalismo non può vivere solo di eventi”, ha detto. Nel campo dell’economia sostenibile, la dottrina sociale della Chiesa si propone invece come stimolo fondamentale a una nuova coscienza critica; naturalmente radicata nella testimonianza della fede cristiana: è solo quando scopro nell’altro il prossimo cristiano che la motivazione alla solidarietà diventa chiara e facile.