Chiara la ministra Messa, in dialogo con il caporedattore del Sole 24 Ore Luca Orlando al Festival dell’Economia di Trento, quando ha parlato di ricerca e dei fondi disponibili grazie al Pnrr: si tratta di15 miliardi, 12 dei quali destinati a iniziative per la ricerca di base e 3 per agevolare l’accesso allo studio. “Dobbiamo lavorare per favorire il rientro dei ricercatori italiani. Ci si era fermati sugli stipendi (molto, ma molto minori rispetto a quelli di altri Paesi), ma ora possiamo lavorare su altri fronti – ha affermato la Messa – per dire loro che si può continuare non solo a fare ricerca, visto che ora i fondi ci sono, e che potranno fare carriera perché il loro apporto sarà valorizzato da Università o Regioni considerato che le competenze dovranno essere sempre più valorizzate”.



La titolare del Miur ha inoltre evidenziato che oltre un miliardo e mezzo è destinato alla creazione di 5 Centri nazionali destinati ad altrettante tematiche: per mobilità sostenibile, per agritech nella sua parte tecnologica, per le tecnologie Mnrna e genetiche, per la biodiversità e infine come Centro di calcolo ad alte prestazioni. “Questi centri – ha specificato la Messa alla platea del Festival dell’Economia di Trento– hanno lo scopo di costruire un sistema per mettere insieme ricerca e imprese per generare ricchezza e benessere, ma anche per creare nuove figure che prenderanno in mano queste progettualità”. Non solo fondi, ma anche riforme e strumenti per stimolare le imprese ad assumere nuovi talenti, per incentivare lo scambio di ricercatori tra pubblico e privato, per favorire chi vuole iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea, per stimolare le ragazze (attualmente la quota è del 12%) ad iscriversi alle facoltà informatiche ed ingegneristiche lavorando comunque sull’orientamento scolastico fin da giovanissimi.



Ricerca e innovazione nella formazione di nuovi talenti non possono non prescindere dal rapporto con l’industria 4.0, “Una rivoluzione che diventa regia” come emerso nella tavola rotonda con Vincenzo Boccia (presidente Luiss Guido Carli), Federico Visentin (presidente Federmeccanica), Luca Beltrametti (Università di Genova), Giulia Baccarin (Ceo e co-founder Mipu), Eraldo Federici (Director Capgemini Italia), Monica Poggio (Ceo Bayer Italia). Esperienze a confronto con un unico denominatore: ricerca e innovazione sono gli elementi fondamentali del processo produttivo che può consentire alle aziende, dalle microimprese alla grande industria, di resistere sul mercato ed essere competitiva a livello internazionale.



Il problema è che spesso, e qui il riferimento va al sistema della formazione scolastica, è che spesso non si trovano talenti, mentre non mancano i clienti: “Aprire agli stranieri è stata una scelta obbligatoria. Solo con nuove leve, non ci si arriva e per questo guardiamo alle donne che potrebbero ancora imparare” ha affermato Beccarin prima di illustrare un progetto nato in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento per prevedere, attraverso lo sviluppo di algoritmi di ottimizzazione, il miglior afflusso delle acque per la gestione degli impianti idroelettrici. “Modernizzazione delle fabbriche dell’industria 4.0 è molto di più di macchine semplicemente connesse” ha affermato Federici parlando di “approccio olistico”.
Rivoluzione digitale, efficientamento, competenze, transizione economica ed ambientale sono stati i temi toccati dal professor Beltrametti e da Poggio. In particolare la Ceo di Bayer Italia ha puntato l’attenzione sulla dispersione scolastica lanciando un appello in particolare alle ragazze: “Abbiamo bisogno di più laureati e più diplomati post maturità”. Da parte dell’ex presidente di Confindustria Boccia è arrivato invece l’allarme per uno scenario pericoloso: “Siamo ad un passo dal rischio stagflazione: aumentano i prezzi ma la domanda non tira. Si deve operare su due aspetti: consolidare l’offerta e potenziare la domanda che va sostenuta in un momento di stagflazione”.

Alla domanda quale sarà il settore del futuro Boccia è stato chiaro: “Non esiste un settore del futuro. L’Italia sarà salvata dalla media e piccola impresa perché ora piccolo non è più bello in quanto non ha la diponibilità in termini finanziari e di software per essere competitivo. Perciò vanno promosse politiche fiscali che consentano loro di fare un salto necessario per rimanere sul mercato”. Quanto alla crisi energetica il presidente della Luiss Guido Carli ha affermato che “non possiamo essere legati ad un Putin che ci può ricattare economicamente e di conseguenza politicamente”.

Sul tema dell’approvvigionamento e dei costi delle materie prime il presidente di Federmeccanica è stato drastico: “Stanno arrivando le ultime forniture dalla Cina, poi avremo un buco di due mesi. E questo significa che purtroppo molte aziende si bloccheranno”. Un settore, quello della meccanica che conta 1,6 milioni di lavoratori, sta attraversando un momento difficile per Visentin con le speculazioni dell’aumento dei costi energetici e delle materie prime “mentre attendiamo riscontro da parte del governo”: “Certo, i piccoli hanno difficoltà e non riescono, anche per questioni economiche, ad attrarre nuovi manager. Ma non dimentichiamo la loro forza sta ancora nella creatività e nella capacità di trovare soluzioni”.