Sullo sfondo i due anni della pandemia, in primo piano i tre mesi di guerra in Ucraina e nel mezzo una scenografia di problemi e nodi (dalla riforma del patto di stabilità al Pnrr, dal nuovo modello di sviluppo della transizione energetica al ruolo di banche centrali e governi per contrastare l’inflazione) che rende perfettamente l’idea del momento difficile e delicato che stiamo vivendo. Giovedì 2 giugno si alzerà il sipario sulla XVII edizione del Festival dell’Economia di Trento, organizzato dal Gruppo 24 Ore, dedicata al tema “Dopo la pandemia. Tra ordine e disordine”.



Fino al 5 giugno si alterneranno incontri, riflessioni, dibattiti cui parteciperanno Premi Nobel, politici, accademici ed esperti di altissimo livello. L’obiettivo? “Attraversiamo un momento di grande incertezza – risponde Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore -, il mondo sa cosa sta lasciando, la globalizzazione, ma occorre capire in fretta dove andare. Il Festival di Trento ha l’ambizione di poter offrire la bussola e un’ampia varietà di strumenti adatti per cercare di individuare la rotta”.



Partiamo dal titolo: “Dopo la pandemia. Tra ordine e disordine”. A livello geopolitico ed economico, stiamo vivendo un momento di sconvolgimento di equilibri che pensavamo ormai consolidati?

E’ proprio così. Ma è la cronaca di un evento annunciato, tant’è vero che il titolo del Festival di Trento di quest’anno l’abbiamo messo a fuoco nel febbraio del 2021, ben prima della guerra in Ucraina. La quale guerra, insieme alla pandemia, ha rappresentato la conferma che avevamo visto giusto.

In che senso?

E’ entrato in crisi un modello, quello della globalizzazione, che determinava un certo ordine mondiale e che sembrava un equilibrio stabile. Ma non era così. Prima il Covid, poi il conflitto fra Russia e Ucraina dimostrano che quel mondo, che noi ritenevamo inscalfibile ed eterno, si sta sfaldando.



E adesso?

Si avverte la necessità di trovare un nuovo ordine mondiale, in una situazione in cui l’alternativa è proprio il disordine. Ma non è facile scorgere il punto di approdo. Il Festival di Trento così come l’abbiamo pensato e organizzato serve a questo: in un momento in cui è necessario trovare la bussola, è necessario fornire gli strumenti adatti per conoscere, analizzare e approfondire quanto sta accadendo. Dobbiamo ritrovare una strada che è stata persa.

A complicare un quadro geopolitico già difficile si è aggiunta proprio la guerra in Ucraina, un conflitto che dura da più di tre mesi e che non sembra destinato a chiudersi in fetta. Come sarà il dopo?

A Trento la geopolitica avrà senz’altro uno spazio importante, perché la guerra in Ucraina prima o poi finirà – speriamo più prima che poi, soprattutto per ragioni umanitarie e perché la pace deve essere un valore assoluto. Affinché questo avvenga, però, occorre ricercare nuovi equilibri tra Occidente e resto del mondo, fra Stati Uniti, Europa, Cina e Russia.

Al Festival di Trento si toccheranno molti argomenti, a partire dal Patto di Stabilità. Pandemia, crisi economica e guerra in Ucraina indurranno Bruxelles a immaginare un Patto di stabilità più indirizzato alla crescita che all’austerity?

Sì. Non dimentichiamo che il primo effetto legato alla situazione che si è venuta a creare a partire dalla pandemia è proprio il rinvio, almeno fino al 2024, del ritorno al Patto di stabilità così come lo conosciamo. Questo significa che la Ue si è resa conto della gravità della situazione: le vecchie regole non funzionano più e quindi occorre rimandarne l’entrata in vigore, riflettere su come adeguarle a tempi che sono significativamente cambiati.

Non mancheranno a Trento riflessioni e dibattiti sulla transizione energetica, che molti settori industriali giudicano tuttavia troppo affrettata e ideologica. La scelta è comunque inevitabile, la direzione è segnata, ma l’Europa non sta facendo un passo più lungo della gamba? Non sarebbe il caso di ripensarne tempi e modi?

La transizione energica poggia su ragioni molto valide, è stata approvata a livello europeo con tempi molto stretti: il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, per esempio, è datato 2035, il che praticamente significa che è dietro l’angolo. A mio avviso, tutta una serie di obiettivi della transizione energetica deve essere riconsiderata e ritarata, perché probabilmente il mondo non è pronto a gestire, in così pochi anni, una tale complessità, radicalità e velocità di cambiamento. Al Festival transizione green, clima, ambiente, sostenibilità ed economia circolare rappresentano uno dei temi fondamentali di analisi e di approfondimento.

Torna a far paura l’inflazione: che ruolo giocheranno le banche centrali, Fed e Bce in testa?

Sull’inflazione le banche centrali hanno tenuto posizioni diverse. La Fed ha subito indicato l’inflazione come il nuovo nemico da battere, mentre la Bce in prima battuta sosteneva che fosse un fenomeno tutto sommato transitorio, fatto di fiammate che poi si sarebbero spente. Alla luce dei fatti, aveva pi ragione la Federal Reserve della Bce.

In effetti l’inflazione è tornata a essere una variabile da non trascurare.

E a Trento ce ne occuperemo diffusamente, perché da una parte c’è una situazione economica e sociale difficile e delicata, tanto che i governi sono costretti a immettere liquidità nel sistema, mentre dall’altra le banche centrali, per far quadrare i conti, dovranno agire sui tassi d’interesse, facendo così aumentare i debiti pubblici. Il grande interrogativo è: prevarranno le iniziative delle banche centrali, con il rialzo dei tassi, o quelle dei governi, preoccupati di proseguire sulla strada dello sviluppo e di non finire nella recessione, continueranno a sfornare bonus e incentivi vari?

Anche il Pnrr sarà oggetto di diversi interventi e proprio Il Sole 24 Ore ha lanciato un Osservatorio che monitora lo stato di avanzamento del Piano: stiamo spendendo bene i fondi del Pnrr o bisognerebbe correggere qualcosa?

Credo che il Pnrr sia destinato a essere rivisto. Cito un solo dato: l’aumento dei prezzi determinato dall’inflazione, a sua volta incentivata dalla guerra in Ucraina, viene stimato intorno al 30-35%. E’ chiaro che con questi trend è difficile realizzare con i fondi previsti tutti i progetti del Pnrr. Una soluzione andrà trovata, pena il fallimento di tutta l’operazione.

Al Festival di Trento, secondo la nuova formula di questa edizione 2022, non si parlerà solo di economia e di geopolitica. Sono infatti in programma eventi e iniziative rivolti a pubblici diversi, a partire dai giovani. Qual è l’obiettivo del “Fuori Festival”?

Trento è certamente un’occasione per approfondire i vari temi in gioco, ma deve essere anche un’occasione di divertimento, perché nella vita non contano solo la riflessione, l’analisi e lo studio dei problemi, deve trovare spazio anche il tempo libero. Per questo il Fuori Festival ha un programma molto intenso e con generi molto diversificati: dal cantante Mahmood a una puntata di Zelig fino a un concerto per gli amanti di musica classica di Salvatore Accardo o degli Stradivari che arriveranno a Trento dal Museo della musica di Cremona. E a proposito di giovani, vorrei ricordare che abbiamo previsto una ricca scontistica a loro dedicata, sia sui biglietti ferroviari che per vitto e alloggio.

Tanti argomenti e tantissimi ospiti di prestigio. Vale davvero la pena andare a Trento?

Sì. Attraversiamo un momento di grande incertezza, il mondo sa cosa sta lasciando, la globalizzazione, ma occorre capire in fretta dove andare. Il Festival di Trento ha l’ambizione di poter offrire la bussola e un’ampia varietà di strumenti adatti per cercare di individuare la rotta.

(Marco Biscella)

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