Non ha peli sulla lingua a differenza di tanti suoi colleghi Luigi Rancilio, per anni capo redattore della pagina spettacoli del quotidiano Avvenire e attualmente giornalista digitale. Inoltre ha seguito il Festival di Sanremo per circa 25 edizioni, per cui sa di cosa parla. “La battaglia in atto per avere pubblico in sala durante il festival è solo un finto problema, il fatto che siano figuranti o vero pubblico è un problema di lana caprina. In tutto questo c’è il problema del contratto blindato della Rai con il comune di Sanremo a cui la tv di stato deve montagne di soldi in passaggi pubblicitari televisivi e presenza di pubblico in città, con il rischio di finire in una battaglia legale fra le due realtà”.
Il governo garantisce la presenza di cosiddetti “figuranti” ai programmi televisivi ma non di pubblico nei teatri, è il grande scoglio su cui ci si sta scontrando. Che differenza c’è tra figuranti televisivi e pubblico in sala?
Credo sia una differenza che hanno in testa loro più che una realtà. Mi sembra che questo sia l’ennesimo finto problema.
E la Rai in tutto questo che ruolo ha?
La Rai è in uno dei momenti più deboli della sua esistenza con un direttore generale che in molti per questioni ovviamente politiche danno già in partenza, e che quindi vede tutto questo come una rottura di scatole e un direttore di Rai Uno debolissimo anche lui.
Poi c’è il comune di Sanremo che si lamenta della mancanza dei fan, del turismo, dell’industria alberghiera, no?
Il contratto blindato per cui la Rai deve a Sanremo una valanga di soldi ma anche di rilancio pubblicitario del marchio Sanremo nei programmi tv fa diventare tutto sempre più complicato. Se non fai vedere la gente che aspetta i cantanti automaticamente si spegne anche l’interesse per cui il rischio è che si vada a un contenzioso legale dove il comune di Sanremo dice alla Rai voi non avete rispettato i contratti.
Un bel casino…
Il paradosso è che con la sola trasmissione televisiva gli ascolti da casa potrebbero essere i più alti di sempre, ma ancora una volta di più che in precedenza si potrebbe segnare la distanza fra il festival e il paese reale, avendo persone che lo guardano ma che alla fine passa e va come acqua fresca non lasciando nulla nella vendita dei dischi e nel successo dei cantanti.
Il ministro Franceschini è stato chiaro: nessun pubblico a Sanremo come in tutti i teatri italiani. Molti gestori di teatri hanno annunciato che se il Festival apre agli spettatori apriranno anche loro: si va verso una guerra?
Facciamo un salto indietro. Da sempre Sanremo è il palcoscenico virtuale o reale per le rivendicazioni. Lo abbiamo visto con gli operai dell’Italsider, abbiamo visto movimenti politici, c’era Ferrara che voleva tirare le uova a Benigni. Si usa Sanremo per amplificare il messaggio da dare. Da questo punto di vista è ovvio che i teatri alzino l’asticella anche se originariamente l’idea era di portare un cantante in vari teatri italiani. Fanno bene ad essere arrabbiati gli operatori dello spettacolo e Franceschini ha fatto bene. In un momento in cui siamo tutti feriti e settori della cultura perdono valanghe di soldi non puoi far finta che non abbiano niente da dire e far finta che Sanremo diventi la cosa più importante
Bebo dello Stato Sociale, uno dei gruppi più amati ha detto una frase che lascia quanto meno perplessi: “Trasformiamo Sanremo in un laboratorio per far ripartire i live”, quando tutti sappiamo che un live è tutt’altro che Sanremo. Che ne pensi?
E’ una frase di una retorica imbarazzante. Non vuol dire assolutamente nulla, è come dire se vado da McDonald difendo l’alta ristorazione. E’ demagogia allo stato puro, che dice ancora una volta la misura della pochezza dei cantanti italiani di oggi, pochezza intellettuale e di spessore. Questa pandemia l’ha fatta emergere in tutta la sua pochezza.
Alla fine chi l’avrà vinta?
Alla fine vincerà il solito modello democristiano che vige in Rai, metteranno qualche figurante, quattro persone sparse chissà dove che rappresentano tipologie di pubblico diverso. Nessuno avrà perso nessuno avrà vinto.
(Paolo Vites)